Posts written by Eutidemo

  1. .
    CITAZIONE (Vlad Bruce Logan @ 22/6/2022, 04:52) 
    Caso molto interessante e curioso.
    Altri esempi? :P

    Buona giornata.

    Per il momento, non mi vengono in mente altri casi. :)
  2. .
    CiaoTheMentor2:)
    Sono d'accordo su tutto, salvo che, nel caso di un tumore al cervello, se il suicida si è sparato in testa con un grosso calibro (soprattutto se "scamiciato"), in sede autoptica non sempre è possibile individuarlo con sicurezza; a meno che lo stesso suicida non l'abbia scritto, o abbia lasciato facilmente reperibili, vicino a lui, dei referti e delle lastre mediche che lo comprovano.
    Un saluto :)
  3. .
    Dire che, nel caso del pronto soccorso ad una persona ferita, la prima cosa da fare è controllare se ci sono dei buchi nei muri, può sembrare un po' paradossale (per non dire assurdo); e, in effetti, lo è senz'altro, salvo in un caso molto particolare.
    Ora vi spiego quale!
    E vi spiego pure qual'è il "problema pratico" che, poi, bisogna affrontare in un caso del genere.
    ***
    Immaginate di sentire il rumore di uno sparo provenire dall'appartamento adiacente al vostro; afferrate il vostro "kit di pronto soccorso" e accorrete velocemente sul posto (ovviamente, ammesso e non concesso che ne abbiate il "coraggio").
    Visto che chi ha sparato è fuggito lasciando la porta aperta, riuscite ad entrare senza problemi nell'appartamento; e là trovate il vostro vicino disteso supino nel salotto, con un foro di proiettile più o meno all'altezza del petto.
    Però vi accorgete che è ancora vivo!
    ***
    La prima cosa che fate, allora, è quella di cercare di tamponare subito la ferita per frenare l'emorragia; e poi chiamate subito un'ambulanza adeguatamente attrezzata per trasportarlo in ospedale.
    Ed infatti muovere o spostare nel frattempo il ferito (magari su un letto), ignorando quali lesioni interne abbia subito, potrebbe risultare molto pericoloso.
    E' senz'altro meglio lasciarlo fermo lì dov'è!
    ***
    Il che è assolutamente corretto, tranne che per un particolare: ed infatti, per prima cosa, dovreste controllare se sul muro o sul mobile "dietro" il ferito ci sono o meno segni di armi da fuoco.
    Ed infatti, se ci fossero, questo vorrebbe dire che il proiettile di cui avete udito il rumore, non si è limitato a "penetrare" nel corpo della vittima, ma lo ha "perforato", fuoriuscendone e conficcandosi in quello che che si trovava dietro di lui.
    ***
    Il che potrebbe anche risultare un fatto positivo, in quanto, "almeno in teoria", se un proiettile "perfora" il bersaglio, invece di limitarsi semplicemente "penetrarlo", questo vuol dire:
    - che esso ha scaricato tutta la sua energia cinetica all'"esterno" del corpo, invece che all'"interno", provocando, così, un minor danno organico;
    - che non ci sarà successivamente bisogno di estrarlo dal corpo, per cui l'intervento chirurgico in ospedale potrebbe risultare più semplice.
    ***
    Ma se , "almeno in teoria", per i motivi di cui sopra, questo potrebbe risultare "a medio e a lungo termine" un fatto positivo , non c'è dubbio che, "a breve termine", potrebbe però presentare anche degli aspetti "molto" negativi; soprattutto se il vicino che è coraggiosamente accorso non se ne rende subito conto.
    Ed infatti:
    - due fori di proiettile, uno d'entrata e l'altro d'uscita, provocano, ovviamente, una duplice emorragia;
    - il vicino potrebbe non accorgersi del secondo foro, visto che, essendo il ferito sdraiato sulla schiena, lui non lo vede direttamente (la stessa cosa, ovviamente, vale anche se è steso bocconi);
    - il vicino potrebbe non accorgersi del secondo foro, visto che è difficile capire se la pozza di sangue nella quale giace la vittima, sia stata provocata soltanto dalla ferita che si può vedere o anche da un'altra che non si può vedere (la stessa cosa, ovviamente, vale anche se è steso bocconi);
    - il foro d'uscita, che sarebbe più corretto definire "squarcio", è molto più grande di quello d'entrata, per cui potrebbe provocare uno "shock ipovolemico" molto più pericoloso e devastante del foro d'entrata (anche considerando il fatto che la fuoriuscita ematica è favorita dalla forza di gravità).
    In tal modo, un ferito che, in assenza di gravi lesioni interne, si sarebbe benissimo potuto salvare, rischia di morire dissanguato solo perchè, pur essendo stato "tamponato" benissimo davanti, non ci si è accorti che andava tamponato anche di dietro; e quando è arrivata l'ambulanza, era ormai troppo tardi per salvarlo.
    Purtroppo, questo è accaduto molte volte, anche quando il primo soccorso è stato prestato da un medico (non esperto in ferite da arma da fuoco)!
    ***
    Per farvi un'idea della cosa, date un'occhiata, con buona pace di Bruno Vespa, a cosa è successo ad un suo voluminoso libro colpito con un piccolo proiettile calibro 22.
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/bf/56/7c/ME14EPUU_t.jpg
    ***
    In un corpo umano, considerata la sua composizione organica (che è molto diversa da quella di un libro cartaceo), il foro d'uscita di un proiettile provoca effetti molto più gravi e orribili a vedersi del suo foro d'entrata; per cui vi risparmio le relative fotografie, anche perchè nessun mio amico si è generosamente prestato come cavia dimostrativa.
    ***
    Le ragioni di un tale "effetto balistico" sono alquanto controverse, sussistendo, al riguardo, diverse teorie, come quella del "cono di mach", del "cono idrodinamico" e della "cavitazione" del proiettile; sulle quali non mi soffermo, non essendo io un "perito balistico".
    In realtà, secondo me, il foro d'uscita si presenta di solito molto più grande e slabbrato del foro di entrata in quanto, lungo il suo cammino, il proiettile trascina con sé frammenti di tessuto che ne aumentano mano a mano le dimensioni; cioè, nel suo tragitto attraverso il corpo, il proiettile lacera tessuti, provoca rotture di vasi, strappamento di nervi, fratture ossee, che, almeno in parte, spinge davanti a sè allargando così il foro d'uscita.
    ***
    Pertanto, a parte il mio ipotetico caso (che era meramente esemplificativo), non sempre un buco nel muro o in un mobile ci fa capire che l'unico proiettile sparato ha "trapassato" il corpo della vittima, per conficcarsi altrove; ed infatti, possono essere stati sparati più colpi fuori bersaglio, oppure la sparatoria può essersi verificata all'aperto.
    Intendevo più che altro dire che, quando gli arti e la testa risultano indenni, e la ferita appare sul "bersaglio grosso" steso in terra, occorre sempre cautamente verificare anche l'altro lato; ed infatti, quello che appare, per ragioni di "impatto inerziale", è di solito il solo foro d'entrata
    Ma può essercene uno molto più grosso nel lato simmetricamente opposto; e quello non si vede.
    ***
    E qui sorge un "problema pratico", che, in una simulazione di pronto soccorso durante una "campagna di addestramento militare", mi trovai a dover affrontare di persona, quando avevo 25 anni.
    ***
    Ed infatti, nel caso di un colpo al petto con un corrispondente foro di uscita sulla schiena (o viceversa), occorre applicare subito uno spesso "tampone assorbente" su ciascuna delle due ferite; poi, però, occorre avvolgere con più giri di garza il tronco del ferito, facendolo passare più volte sopra i due tamponi, per tenerli ben fermi e aderenti alle ferite.
    Ma vi garantisco che, se il ferito (vero o simulato che sia, come nel mio caso) è in condizioni di "inerzia totale", si tratta di un'operazione difficilissima da portare a compimento; ed infatti, mentre con una mano bisogna tenerlo più o meno sollevato, con l'altra bisogna avvolgerlo con la fasciatura di garza senza che i tamponi si spostino dalla loro posizione sulle due ferite.
    Il che è pressochè impossibile da effettuare da soli, perchè i tamponi ti cadono sempre da una parte e/o dall'altra.
    Io risolsi il problema "fermando" i tamponi con dei "cerottini" provvisori, in modo da evitare che si spostassero mentre applicavo la fasciatura toracica; e l'espediente funzionò.
    ***
    Sicuramente, oggi, esistono dei metodi più "evoluti" per risolvere il problema; ma io non li conosco!
    Chi li sa, ce li indichi; non si sa mai!
    ***
  4. .
    Avete assassinato qualcuno dopo le ore 22,30 del 30 ottobre, e la polizia vi chiede un alibi per la notte tra il 30 ed il 31 ottobre?
    Se non intendete confessare il delitto, potreste pensare di avere solo due possibilità:
    a)
    Raccontare che, all'ora dell'omicidio (poniamo le 23,00), eravate a soli in casa; ma è un alibi che, ovviamente, serve a poco.
    b)
    Ovvero cercare di inventarvi un alibi falso per quell'ora (poniamo le 23,00), ma è una cosa che potrebbe ritorcervisi contro, se la polizia lo scopre.
    Però, in realtà, c'è una terza possibilità, che, io, in un mio raccontino giallo scritto nel 1971, chiamai il "falso alibi dell'innocente imbecille"; il quale, invece, dovrebbe più correttamente chiamarsi il "falso alibi del colpevole paraculo"!
    E adesso vi spiego come funziona!

    SINTESI DELLA VICENDA
    La sera del 30 ottobre 1975, in via Caravaggio, tranquilla strada residenziale tra i quartieri di Posillipo e di Fuorigrotta, la famiglia Santangelo si stava per sedere a tavola.
    Per la precisione, si trattava di:
    - Mimmo Santangelo, il "pater familias", che era nel suo studio insieme al cagnolino;
    - Gemma Cenname, la moglie, che era in cucina indaffarata a preparare la cena;
    - Angela Santangelo, la figlia diciannovenne, che era seduta sul letto nella camera matrimoniale, in pigiama e febbricitante.
    ***
    Qualcuno suonò il campanello, per cui Mimmo andò ad aprire seguito dal piccolo Yorkshire Terrier che abbaiava festante; ed ecco che in casa entrò l'ospite misterioso.
    Il padrone di casa, evidentemente, lo conosceva molto bene, visto che gli offrì perfino un bicchiere di liquore nel suo studio (vennero ritrovati i due bicchieri).
    ***
    Dopo aver degustato il liquore, però, l'ospite colpì a tradimento Mimmo Santangelo con un oggetto contundente; poi si avventò sul povero cagnolino soffocandolo per impedirgli di attirare l'attenzione con il suo abbaiare disperato.
    ***
    Quindi si diresse in cucina dove tramortì la moglie Gemma; mentre dalla stanza da letto faceva capolino Angela, atterrita dai rumori, per vedere cosa succedeva.
    ***
    Quest'ultima, però, non ebbe neanche il tempo di capire cosa stesse accadendo, perchè venne a sua volta colpita al volto con tale violenza che morì sul colpo.
    ***
    Ma i genitori non sono ancora morti, per cui l'assassino li uccide a coltellate; poi torna sulla soglia della camera da letto dove c'è il corpo di Angela.
    Non accorgendosi che è già morta, la sventra con due coltellate al ventre e altre cinque al collo.
    ***
    Poi l'assassino trascina i corpi di tre delle quattro vittime nella vasca da bagno e deposita lì, una sopra l'altro il cane e i genitori di Angela; quest'ultima, invece, visto che la vasca è ormai troppo affollata, la lascia sul letto avvolto in un tappeto intriso di sangue.
    Tali dettagli, lasciano pensare che l'assassino abbia voluto che il fetore dei cadaveri ritardasse il più possibile ad essere percepito fuori della porta dell'appartamento; ciò allo scopo di far pensare, almeno per qualche giorno, che la famiglia fosse partita per un viaggio.
    ***
    Dalle 23 alle 5 del mattino i vicini sentono rumori continui, ma pensano ad un trasloco.
    ***
    L'assassino (e/o gli assassini) lascia(no):
    - un'impronta di scarpa taglia 42 nel sangue;
    - delle cicche di sigaretta, tra cui una di marca Gitanes;
    - una traccia della mano sporca di sangue sul davanzale di una finestra;
    - un paio di guanti di gomma nel bagno.

    SINTESI DELLE INDAGINI
    Venne subito indagato Domenico Zarrelli, nipote di Gemma Cenname, figlio di un presidente di corte d'Appello e fratello di un avvocato (e poi divenuto avvocato anche lui); all'epoca era un giovanotto con un passato alquanto turbolento.
    A carico di Zarrelli sussistevano vari elementi indiziari, tra i quali, in breve:
    a)
    Quella notte, un testimone riferì di averlo visto spostare la macchina di Mimmo Santangelo, da dove era solitamente parcheggiata (sotto casa) in un'altra strada un po' più lontana; probabilmente per far pensare, almeno per qualche giorno, che la famiglia fosse partita per un viaggio.
    b)
    Presentava delle ferite sulla mano destra, compatibili con una recente colluttazione.
    c)
    Quanto al movente, venne accertato che Domenico era uno studente scapestrato, amante della dolce vita, delle donne e delle auto di lusso e sempre ricoperto di debiti; per cui era sempre in cerca di qualche parente che gli facesse un prestito.
    Tra cui soprattutto la zia Gemma; che era tra le persone che avevano più volte aiutato Domenico (ed era stata la più "spremuta" di tutte).
    Per cui la polizia suppose che Zarrelli avesse ucciso lo zio adottivo "in stato d'ira", dopo che questi gli aveva negato un ennesimo prestito; e che, poi, avesse dovuto necessariamente eliminare le uniche due testimoni.
    La Procura, quindi, concluse che il colpevole era lui, e lo rinviò a giudizio.


    SINTESI DEI PROCESSI
    Dopo alterne vicende, in estrema sintesi, Domenico Zarrelli venne assolto con sentenza definitiva, grazie al "ragionevole dubbio" di cui all'art.533 c.p.
    Ed infatti:
    a)
    La testimonianza di coloro che lo avevano visto spostare la macchina della vittima venne ritenuta poco affidabile, a causa della scarsa luce notturna; ma, soprattutto perchè si ritenne che Zarrelli fosse troppo alto per poter guidare agevolmente la vettura dello zio.
    b)
    Le ferite sulla mano risultarono, sì, compatibili con una recente colluttazione; però potevano essere attribuite anche ad altre cause.
    c)
    Zarrelli non calzava il numero 42, come quello di un'impronta lasciata nell'appartamento; venne infatti esclusa l'ipotesi di un'impronta simulata, ovvero di altri complici.
    d)
    Quanto al movente, venne, sì, accertato che Zarrelli era sempre ricoperto di debiti e che spesso batteva cassa dalla zia; ma la circostanza che avesse ucciso lo zio adottivo in stato d'ira, dopo che questi gli aveva negato un ennesimo prestito era meramente congetturale, e, quindi, irrilevante ai fini probatori.

    IL FALSO ALIBI "SALVATORE"
    Paradossalmente, però, quello che più di tutto contò ai fini della sua assoluzione, fu la circostanza che lui si era difeso, sì, con un alibi assolutamente "falso", ma, nello stesso tempo, anche del tutto "inconguente"; per cui si ritenne che solo un innocente avrebbe potuto raccontare una cosa del genere.
    ***
    Ed infatti:
    - dichiarò che quella sera era stato al cinema (il che non era vero);
    - ma in un orario diverso da quello del delitto.
    Lascio raccontarlo a lui in prima persona!
    (password: "logos")
    www.dailymotion.com/video/x86leka

    IL MIO RACCONTINO GIALLO DEL 1971
    Quando ascoltai anch'io questa eccezionale registrazione, nella bellissima trasmissione "Il giallo e il nero", rimasi letteralmente esterrefatto; ed infatti, soprendentemente, essa corrispondeva in tutto e per tutto all'espediente a cui era ricorso un "assassino immaginario" in un raccontino giallo che avevo scritto a vent'anni, nel 1971 (e che poi avevo sfruttato nell'estate del 1972 per inscenare un finto processo dal vivo con alcuni amici, ma che non venne mai pubblicato).
    ***
    Ed infatti:
    a)
    In un altro mio precedente racconto, avevo ipotizzato il classico caso dell'alibi "precostituito" nell'ambito di un delitto "premeditato"; nel quale l'assassino entra nel cinema alle ore 20,30 facendosi ben notare dalla cassiera, ne esce travestito alle 21,00, uccide la vittima alle ore 21,30, torna nel cinema con un altro travestimento alle ore 22,00, ed esce a fine spettacolo alle ore 22,30, senza travestimento e facendosi ben notare da più persone.
    Ed infatti, all'epoca, si entrava e si usciva dai cinema in qualunque momento, a prescindere dall'"inizio dello spettacolo".
    b)
    In un mio successivo racconto, invece, avevo ipotizzato l'ipotesi (molto più complicata per l'assassino) nella quale l'omicidio non era stato affatto "premeditato" in anticipo, ma era avvenuto d'impulso, sul momento.
    In tal caso, infatti:
    - o l'assassino, se riesce a trovarli, si compra a posteriori dei testimoni molto attendibili (che poi, però, possono ricattarlo a vita);
    - oppure ricorre alla solita "storiella" del cinema, del teatro, dello stadio ecc., raccontando che era lì al momento del delitto.
    Ma, come la cronaca nera testimonia (anche nel caso di Zarelli) si tratta di un espediente davvero "idiota", perchè la polizia ci mette poco a scoprire che è falso.
    E allora?
    ***
    E allora, nel mio raccontino, l'assassino fa il seguente ragionamento: "Sai che c'è? Io, se mi chiedono un alibi, racconto che sono stato al cinema in un orario incompatibile con quello dell'omicidio (che invece, ovviamente, rammento benissimo); quando, poi, però, si scopre che non era affatto vero, faccio finta di 'cadere dal pero', e dico alla polizia: <<mannaggia, scusatemi se ho mentito, ma, poichè ero stato indagato a causa del mio movente, per paura, mi sono inventato alla bell'e meglio un "alibi" fasullo>>.
    Però, ragazzi, suvvia: Se fossi stato davvero colpevole, l'alibi me lo sarei inventato per l'ora del delitto, e non per un'altra ora.
    Non vi pare?"
    Così, nel processo simulato con alcuni amici dell'estate del 1972:
    - il colpevole venne assolto ai sensi dell'art.533 CPP, perchè il suo argomento difensivo lo fornì dello scudo del "ragionevole dubbio";
    - non potè neanche essere condannato per falsa testimonianza, perchè non era un "testimone", bensì un "imputato", il quale ha il pieno diritto di mentire (*).

    EPILOGO
    Come ho detto, Zarelli venne assolto, ed è stato pure risarcito dallo Stato per danni morali e materiali con un milione e quattrocentomila euro.
    Nel 2011, però, il procuratore aggiunto Giovanni Melillo ordinò che venissero nuovamente analizzate con i più moderni mezzi scientifici le tracce biologiche presenti sulla scena e prelevati da un bicchiere, delle cicche di sigaretta e un asciugamano macchiato di sangue; e, nel 2014 giunse la conferma che quel DNA appartiene indubbiamente a Domenico Zarrelli e ad altri due soggetti non identificati che potrebbero avere agito in concorso con l'uomo.
    Però, secondo il principio del "ne bis in idem", Zarelli non può più essere processato una seconda volta con la stessa accusa; anzi, gli stessi reperti che avrebbero costituito un importante punto di partenza per la riapertura del caso sono stati distrutti prima che il Gip potesse pronunciarsi sulla riapertura delle indagini.
    Per cui la strage di via Caravaggio, 42 anni dopo, resta ancora impunita; almeno, dalla giustizia di questa terra!
    ***
    NOTA (*)
    Se il diritto di difesa, è, secondo il dettato dell' art. 24 Cost., inviolabile , ne discende che I' imputato ha il diritto di difendersi nel modo che ritiene più opportuno e con le modalità che reputa più convenienti.
    Per cui, se l'imputato, al fine di resistere all'accusa che gli viene mossa, decide di effettuare una ricostruzione della sua condotta difforme dal vero, questo suo atteggiamento rientra a pieno titolo nel suo inviolabile diritto di difesa.
    A questo si aggiunga che, le regole che governano l'istruzione dibattimentale, non prevedono, per l'imputato, al momento in cui deve sottoporsi all'esame ex art. 503 cpp, l'obbligo del giuramento previsto per i testimoni ed i consulenti.
  5. .
    E' di qualche settimana fa la sentenza della Corte di Assise di Appello di Roma, che, su rinvio della Suprema Corte di Cassazione, ha condannato Antonio Ciontoli per aver ucciso con un colpo di pistola il fidanzato di sua figlia, Marco Vannini.
    La pena inflitta è risultata relativamente mite, perchè la Corte ha ritenuto che l'omicidio sia stato commesso:
    - nella sua prima fase per mera "colpa";
    - nella sua seconda fase per "dolo eventuale".
    Secondo me, sono erronee entrambe le motivazioni, per le ragioni che ni accingo ad esporre.
    ***
    RIASSUNTO DELLA VICENDA
    Antonio Ciontoli, militare distaccato presso il RUD (Raggruppamento Unità Difesa dei servizi segreti), aveva ospitato nella sua casa di Ladispoli Marco Vannini, che era il fidanzato di sua figlia; la quale, con il fratello e la madre, al momento del fatto, era anch'essa nell'abitazione.
    Marco Vannini si stava facendo la doccia nella vasca, quando qualcuno è entrato nel bagno, e gli ha sparato con la Beretta 98 cal.9 corto di proprietà di Antonio Ciontoli, ferendolo mortalmente; quest'ultimo ed i suoi familiari chiamarono il 118, ma ritardando i soccorsi in modo tale, che Marco Vannini morì prima di poter raccontare chi gli aveva effettivamente sparato, ed in quali circostanze.
    Antonio Ciontoli, in base alla sua stessa confessione, è stato condannato per aver ucciso il genero a causa di uno scherzo finito male e poi, soprattutto, per aver tardato nel soccorrerlo; mentre i familiari sono stati condannati a pene più leggere per avergli "tenuto bordone".
    ***
    A pagina 26 della sentenza della Corte di Assise di Appello di Roma leggiamo che il "reo confesso" ha rilasciato due diverse versioni successive dell'accaduto, in contraddizione l'una con l'altra.
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/03/2a/dc/ME146OCD_t.jpg

    LA PRIMA VERSIONE DI ANTONIO CIONTOLI
    La prima versione di Antonio Ciontoli, essendo del tutto assurda, l'imputato l'ha ritrattata subito su consiglio dei suoi stessi legali.
    Ed infatti era impossibile che il colpo fosse partito da solo, per una "caduta accidentale" dell'arma, in quanto:
    a)
    A differenza di quanto si vede nei film, una pistola moderna (soprattutto una Beretta), può anche cadere dal quinto piano, ma non sparerà "mai" accidentalmente, per conto suo; questo, in quanto, la cosa è resa impossibile dalla "sicura al percussore".
    Si tratta di un semplicissimo meccanismo che blocca il percussore fino a che il grilletto non è completamente premuto, e, quindi, c’è la chiara volontà di sparare; è una sicurezza di cui tutte le armi moderne sono dotate, ivi compresa la Beretta del delitto.
    b)
    Comunque il foro d'entrata del proiettile nel corpo della vittima era "circolare" e non "ogivale", per cui il colpo è stato sparato ad altezza d'uomo, e non obliquamente da terra; senza considerare che la vittima si stava facendo la doccia in una vasca, per cui, per raggiungerlo, un proiettile partito da terra avrebbe dovuto necessariamente forarne le pareti.
    Cosa che, invece, non si è verificata!

    LA SECONDA VERSIONE DI ANTONIO CIONTOLI
    Per rimediare alla prima balla, l'imputato se n'è inventata un'altra; la quale, però, non è molto migliore della prima.
    Ed infatti Antonio Ciontoli ha dichiarato:
    - di non sapere che l'arma fosse "carica";
    - di aver "scarrellato per gioco";
    - di aver premuto il grilletto pensando che avrebbe fatto soltanto "clic".
    Ed invece, purtroppo, sia per lui che per la vittima, ha fatto "bum"; ed il povero Marco Vannini ci ha lasciato la pelle.
    ***
    Ma è evidente che l'imputato "mentiva per la gola", in quanto:
    a)
    E' estremamente improbabile che lui non sapesse che l'arma era carica.
    b)
    Pure se fosse così, prima di fare "scherzi" idioti, avrebbe comunque dovuto controllare se l'arma era carica o meno.
    c)
    Infine, anche a voler credere alla sua incredibile sbadataggine (a e b), secondo me è assolutamente "impossibile" che, dopo aver scarrellato, così come ha ammesso di aver fatto, non si sia accorto che l'arma era carica e con un colpo in canna pronto a partire.
    ***
    Ed infatti:
    - se l'arma è scarica, quando la si "scarrella", il carrello resta bloccato in posizione di apertura mostrando che la camera di scoppio è vuota, e il grilletto è inerte;
    - se, invece, l'arma è carica, quando la si "scarrella", il carrello incamera il proiettile superiore del caricatore, e si richiude in evidente posizione di sparo.
    E' impossibile sbagliarsi, come si evince dal seguente breve videoclip, realizzato con la mia personale Beretta 98 cal.9 (password per vedere il video "logos")!
    www.dailymotion.com/video/x86ag1i
    ***
    A pagina 28 della sentenza della Corte di Assise di Appello di Roma, invece, l'imputato ha "candidamente" dichiarato che lui si era limitato a comprare la pistola, aveva pagato ed era uscito "...senza che nussuno gli avesse spiegato il funzionamento dell'arma".
    Cioè, come uno che ritiri l'auto nuova dal concessionario, e, dopo aver investito il primo passante che gli è capitato a tiro, si scusi dicendo che nessuno gli aveva spiegato come usare il volante!
    Analogamente, Ciontoli dice di aver visto come si usava una pistola semiautomatica soltanto una volta, in poligono, nel 2007, e che "...non si ricordava che ad arma scarica, lo scarrellamento, se il caricatore è vuoto, lascia aperta l'arma stessa!"
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/a6/69/32/ME146OKW_t.jpg
    ***
    Ehi, signor giudice e signori giurati!
    Stiamo parlando di un militare distaccato presso il RUD (Raggruppamento Unità Difesa dei servizi segreti); il quale, per il suo mestiere dovrebbe conoscere come le sue tasche uno dei più elementari meccanismi di "qualsiasi" arma semiautomatica (non solo della beretta del delitto).
    Ripeto, di "qualsiasi" arma semiautomatica!
    ***
    A dire il vero, chiunque sia munito di un regolare porto d'armi, conosce benissimo tale elementare meccanismo; per cui quando Antonio Ciontoli fa lo "gnorri" al riguardo, non solo è "probabile" che menta, ma direi che la cosa è assolutamente "certa"!
    ***
    Sarebbe come se qualcuno, dopo aver investito un pedone, si scusasse dicendo: "Ohibò! Sono tanti anni che ho preso la patente, e, per giunta, guido molto di rado; per cui, purtroppo, ho confuso il pedale del freno con quello dell'accelleratore!"
    Sarebbe un'affermazione assurda da parte di chiunque sia dotato di patente; ma lo sarebbe soprattutto da parte di un tassista!

    L'INTERCETTAZIONE AMBIENTALE DI MARTINA CIONTOLI
    Gravemente ferito, Marco Vannini, soprattutto a causa dell'"inspiegabile" lentezza con il quale Antonio Ciontoli e la sua famiglia (moglie e due figli) lo soccorsero, giunse in ospedale troppo tardi per essere salvato, è lì morì.
    Qualche giorno dopo Martina Ciontoli (la figlia dell'assassino e la fidanzata del morto), mentre attendeva di essere interrogata nella sala d'aspetto della stazione dei carabinieri, venne così intercerttata da una videocamera di sorveglianza (password per vedere il video "logos")!
    www.dailymotion.com/video/x86b70j
    ***
    Da tali dichiarazioni, poi ritrattate in aula, risulta che Martina era nel bagno in cui è avvenuto l'omicidio; non è ben chiaro, però, se fosse dentro o fuori della vasca in cui si trovava il fidanzato.

    LA PROVA DEL GUANTO DI PARAFFINA
    La prova del guanto di paraffina, nella sua attuale versione denominata (sia pure un po' impropriamente) STUB, è stata effettuata sia su Antonio Ciontoli, sia su Martina Ciontoli sia su Federico Ciontoli; e tutti e tre sono risultati positivi al test.
    Questo, però, è poco significativo, poichè, essendo stati tutti e tre nel bagno dopo lo sparo, è normale che siano rimasti tutti e tre contaminati dalla polvere da sparo.
    ***
    A sparare, però, almeno secondo gli inquirenti, può essere stato soltanto Antonio, perché nelle sue narici sono state trovate 12 particelle di polvere da sparo (mentre nessuna nelle narici dei figli); e, secondo la prassi del RIS, ne basterebbero 3 per provare la colpevolezza.
    Per cui, nella sentenza, si dà per scontato che a sparare sia stato il padre Antonio, e non il figlio Federico.
    ***
    Nella sentenza, però, non si tiene conto di tre circostanze, che invece, secondo me, sono molto importanti:
    a)
    Sugli indumenti di Antonio Ciontoli sono state trovate in totale 42 particelle di polvere da sparo, mentre su quelli di Federico ben 87.
    Più del doppio!
    b)
    Inoltre, anche per quanto riguarda le particelle presenti sulle mani sono state trovate in quantità maggiore su mani e avambracci di Federico (3) rispetto a quelle di Antonio Ciontoli (1).
    Il triplo!
    c)
    Le particelle di polvere da sparo trovate nelle narici, nel caso di specie, a mio parere non sono minimamente significative; ed infatti, se Antonio Ciontoli (da buon "agente segreto") avesse voluto alterare il test, per indurre in inganno il RIS ed attribuirsi la colpa dello sparo, gli sarebbe stato sufficiente:
    - annusare a lungo la canna della pistola;
    - far soffiare più volte il naso al figlio, con la massima energia.
    Ed infatti, la quantità di polvere da sparo "inalata", come qualunque agente dell'"intelligence" sa benissimo, è quella più facile da "alterare"; a differenza di quella sulle mani (sebbene sommariamente lavate) e sui vestiti (finchè non vengono lavati).

    LE IMPRONTE DIGITALI
    Sull’arma da cui è partito il colpo che ha ucciso Marco Vannini mancano impronte digitali di qualsiasi genere; il che è singolare, perchè questo vuol dire:
    - o che chi ha sparato aveva i guanti:
    - oppure che la pistola è stata ripulita.
    Al riguardo:
    a)
    Che lo sparatore abbia usato i guanti, sembra da escludere; ciò in quanto l'omicidio, volontario o meno che fosse, non era stato sicuramente "premeditato".
    b)
    Se, invece, come sembra molto più probabile, la pistola è stata ripulita, ciò fa pensare che si siano volute cancellare le impronte digitali di qualcuno che non era il proprietario dell'arma; ciò in quanto le le impronte digitali del proprietario dell'arma non sarebbe stato affatto necessario ripulirle.
    Ed infatti è naturale che su un'arma ci siano le impronte digitali del proprietario, anche se non l'ha usata per sparare.
    Quindi è strano (e secondo me significativo) che esse non siano presenti sulla pistola!
    CONTINUA

    PROSEGUE DA SOPRA
    POSSIBILI IPOTESI INVESTIGATIVE
    Essendo assolutamente "fuori discussione" che chiunque sia munito di porto d'armi, e a maggior ragione un militare distaccato presso il RUD (Raggruppamento Unità Difesa dei servizi segreti), non possa assolutamente ignorare il meccanismo dello "scarrellamento" sopra illustrato, ed anche considerando le altre surriportate circostanze, secondo me si possono fare soltanto due ipotesi.

    PRIMA IPOTESI
    Se è stato davvero Antonio Ciontoli a premere il grilletto, puntando la pistola contro Marco Vannini, allora non poteva assolutamente ignorare che, dalla sua Beretta, sarebbe partito un proiettile; per cui, il suo, non sarebbe stato affatto un omicidio "colposo", bensì senz'altro un assassinio "doloso" a tutti gli effetti (assorbendo il successivo "dolo eventuale" del ritardo nei soccorsi").
    ***
    Ed infatti, per chiunque:
    - abbia un "minimo" di conoscenza del funzionamento delle armi;
    - abbia un minimo di cognizione di quella che è la competenza "minima" di un qualsiasi possessore di armi;
    è sicuramente da escludere che Antonio Ciontoli abbia sparato nella erronea convinzione che l'arma fosse scarica.
    Checchè ne dicano lui e la figlia, è una cosa assolutamente "impensabile"!
    ***
    Pertanto, essendo da escludere la "premeditazione" del delitto, potrebbe darsi che Antonio Ciontoli abbia sparato a Marco Vannini "in stato d'ira", avendolo trovato nel bagno (o addirittura nella stessa vasca) insieme alla propria figlia; nel XXI secolo, però, un movente del genere mi sembra molto poco plausibile!
    Forse, allora, intendeva soltanto "fargli prendere strizza" facendogli fischiare una pallottola vicino "alla pelle"; solo che il ragazzo si è mosso, ed è stato involontariamente colpito.
    Ma questo mi sembra ancora più improbabile, in quanto sarebbe stato uno "scherzo":
    - troppo pericoloso;
    - troppo costoso (considerate le riparazioni che, poi, Ciontoli avrebbe dovuto effettuare nel suo bagno).

    SECONDA IPOTESI
    Quel giorno, per sua stessa ammissione, sappiamo che Antonio Ciontoli aveva intenzione di pulire quella pistola; per cui, a differenza del solito, l'arma si trovava fuori dell'armadio blindato, e, quindi, a portata di mano di chiunque.
    Pertanto, testimonianze e intercettazioni a parte (che potrebbero essere state "artefatte" a bella posta, come vedremo in seguito) per quello che ne sappiamo, a fare uno "scherzo da prete" con la pistola a Marco Vannini potrebbe essere stato uno dei figli di Antonio Ciontoli: Federico o Martina.
    Nè lo STUB nè le impronte digitali risultano ostative al riguardo!
    ***
    Il che, in effetti, sarebbe molto più plausibile:
    - sia perchè "scherzi idioti" del genere è più facile che li facciano persone giovani, che non persone ormai mature e "con la testa sulle spalle";
    - sia perchè Federico o Martina di armi se ne intendevano sicuramente molto meno del padre, e, quindi, avrebbero effettivamente potuto ignorare il meccanismo dello scarrellamento da me sopra descritto.
    ***
    Ho sentito dire in TV che Federico di armi se ne intendeva abbastanza, perchè, tra i 16 e i 19 anni, era stato all'Accademia della Nunziatella; però, che io sappia, a quell'età, alla Nunziatella, gli allievi li fanno sparare solo con il fucile, che ha un funzionamento molto diverso da quello di una pistola.
    Una pistola, agli allievi della Nunziatella di quell'età, non la fanno vedere neanche con il binocolo!
    ***
    D'altra parte, anche a giudicarla dal video dell'intercerttazione, Martina a fare scherzi con la pistola non ce la vedo proprio; per cui, se a sparare "per scherzo" con la pistola è stato uno dei due figli di Ciontoli, io propendo senz'altro per Federico.
    ***
    Ed allora cerchiamo di vedere cosa "potrebbe" essere accaduto secondo questa seconda ipotesi; e poi cerchiamo di valutare se essa possa ritenersi più o meno plausibile della prima.
    ***
    Poniamo che Federico e/o Martina abbiano preso la pistola del padre, e siano entrati nel bagno per fare uno scherzo a Marco; erano sicuri che fosse scarica, perchè il padre la stava pulendo.
    Una volta dentro, hanno scarrellato l'arma (per fare scena), e poi hanno sparato, ferendo il ragazzo nella vasca.
    Il padre e la madre sono accorsi al rumore, e, visto quello che era accaduto, sono rimasti "orripilati"; soprattutto pensando ai guai che poteva passare il figlio che aveva sparato.
    ***
    A questo punto, fermo restando il mio personale "assioma" che se fosse stato Antonio Ciontoli a sparare, lo avrebbe fatto sicuramente in modo "consapevole", occorre considerare due circostanze:
    a)
    Sembra che Antonio Ciontoli non avesse alcun movente specifico per sopprimere il futuro genero; ed infatti non si è trovato il benchè minimo indizio in tal senso, salvo un ipotetico e molto poco plausibile "stato d'ira" di carattere temporaneo (vedi sopra).
    b)
    Anche se, effettivamente, avesse avuto un movente del genere, non si capisce perchè mai avrebbe dovuto ucciderlo in un modo così "idiota"; e, in effetti, anche considerando la sua professione, sarebbe stato logico attendersi, se non un "delitto perfetto", almeno un qualcosa un po' più "sofosticato" dell'uccidere il genero nella vasca da bagno, quando la casa era piena di gente.
    ***
    Non mi torna proprio!
    ***
    Quindi, per tornare alla nostra seconda ipotesi, pensando ai guai che poteva passare il figlio che aveva sparato, Antonio Ciontoli potrebbe aver ragionato come avrebbe fatto un qualsiasi agente dell'"intelligence"; cioè, in modo estremamente "logico" e "spietato".
    Sebbene molto "paterno" e "familista"; cioè, all'italiana!
    ***
    Pertanto, in ipotesi:
    a)
    Ha deciso di prendersi lui la colpa al posto del figlio (come penso che avrei fatto anch'io, nei suoi panni); raccontando, però, per attenuare la sua inevitabile responsabilità penale, che si era trattato di uno scherzo riuscito male.
    b)
    Si è tuttavia reso conto che se Marco Vannini sopravviveva abbastanza a lungo da poter raccontare come erano andate effettivamente le cose, il suo piano non avrebbe potuto funzionare; ed infatti, in tal caso, la verità sarebbe venuta a galla, ed uno dei suoi figli sarebbe stato condannato per omicidio colposo.
    c)
    Ora, se fosse stato davvero lui a sparare "per scherzo" alla vittima, avrebbe avuto tutto l'interesse affinchè potesse sopravvivere abbastanza a lungo da poter raccontare come erano andate effettivamente le cose; ed infatti, poichè "factum infectum fieri nequit" ("Il fatto compiuto non può considerarsi come non avvenuto"), non potendo far finta che non era successo niente, la cosa migliore sarebbe stata quella di attenuare il più possibile le conseguenze del suo insano gesto, e, quindi, affrettare il più possibile i soccorsi.
    d)
    Se, invece, a sparare "per scherzo" alla vittima fosse stato uno dei suoi figli, Ciontoli avrebbe avuto tutto l'interesse affinchè Vannini non sopravvivesse abbastanza per accusarlo; e, quindi, avrebbe avuto tutto l'interesse a rallentare il più possibile i soccorsi (lui ed i suoi familiari), sperando che la vittima morisse prima di poter rivelare chi era stato l'assassino.
    ***
    Secondo me, solo così si spiega il criminale ritardo nei soccorsi; il quale poi, ha comunque coinvolto (anche se con diverse responsabilità) l'intera famiglia.
    Altrimenti, sotto il profilo logico, non riesco proprio a trovare una spiegazione plausibile di tale circostanza.
    ***
    Proseguendo nella disamina della nostra seconda ipotesi (o meglio "congettura"), per meglio suffragare la sua falsa ricostruzione dei fatti, non è da escludere che l'"intercettazione" di Martina Ciontoli sia stata appositamente "preorchestrata" dal padre.
    Ed infatti:
    a)
    Dai tempi di Amanda Knox, ormai lo sanno anche i sassi che, dopo un delitto, se sei un sospettato o un testimone, come apri bocca vieni intercettato di nascosto da una cimice o da da una minivideocamera.
    b)
    Se ti trovi in un commissariato o in una stazione dei carabinieri, in attesa di essere interrogato formalmente, puoi esserne assolutamente certo.
    c)
    Se questa è una cosa risaputa anche dai sassi, figuriamoci se poteva essere ignorata da un agente dell'"intelligence militare"; soprattutto se era "culo e camicia" col maresciallo dei carabinieri di Ladispoli.
    d)
    Ed infatti, Antonio Ciontoli, era amico del maresciallo di Ladispoli Roberto Izzo.
    e)
    Inoltre, almeno in alcuni casi, più che di microspie, si tratta delle registrazioni audiovideo :
    - delle normali videocamere di sorveglianza, visibili da tutti;
    - di sedicenti "microspie" che, invece, si vedono lontano un miglio.
    f)
    In alcuni fotogrammi sembra proprio che Martina stia guardando (in alto a sinistra) verso la videcamera.
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/ae/f8/70/ME146SIY_t.jpg
    ***
    Considerando quanto sopra, sempre. beninteso, in base alla nostra seconda ipotesi, se Antonio Ciontoli (sia pure in modo molto difettoso e abborracciato per la fretta) aveva studiato un piano per attribuire a sè la colpa di quel "pasticciaccio brutto", mi sembra logico che possa aver adeguatamente "istruito" la figlia al riguardo; per corroborare tale finzione.
    ***
    Resterebbe però da capire perchè poi, in aula, la figlia abbia "ritrattato" quanto detto nella intercettazione ambientale; ed infatti, visto che quanto aveva detto nella intercettazione ambientale corrispondeva esattamente alla "confessione" del padre, non si vede la ragione di tale "ritrattazione".
    Ma probabilmente lo avrà fatto su suggerimento dei suoi avvocati, i quali seguivano una diversa strategia difensiva; quale, però, non saprei proprio dire!

    CONCLUSIONI
    In conclusione, l'unica cosa di cui io sono personalmente convinto, è che:
    - se chi ha puntato la pistola è stato davvero il padre, vedendo che il carrello si richiudeva in posizione di sparo, quando ha tirato il grilletto sapeva benissimo che sarebbe partito un proiettile (perchè voleva dire che la pistola era carica);
    - se, invece, chi ha puntato la pistola è stato uno dei due figli, poco avvezzi all'uso di una pistola semiautomatica, è possibilissimo che quando ha tirato il grilletto non sapesse che sarebbe partito un proiettile (pensando che la pistola fosse scarica).
    ***
    Se così è, come ho detto e qui ribadisco, a meno che Marco Vannini non si sia suicidato (il che è da escludere) sono possibili solo le due ipotesi di cui sopra; le quali, comunque, coinvolgono entrambe le responsabilità di tutti i familiari per aver contribuito alla morte del giovane a causa del ritardo nel soccorrerlo.
    ***
    Però, a differenza di quanto risulta dalla sentenza:
    a)
    Se a sparare è stato il padre, secondo me il suo è stato un "omicidio doloso" a tutti gli effetti:
    - sia nella sua prima fase di natura "commissiva", quando ha sparato alla vittima;
    - sia nella sua seconda fase di natura "omissiva", quando ha ritardato il suo ricovero ospedaliero.
    b)
    Se, invece, a sparare è stato uno dei figli, secondo me il suo è stato un "omicidio":
    - "colposo" nella sua prima fase di natura "commissiva", quando ha sparato "per scherzo" alla vittima;
    - "doloso" nella sua seconda fase di natura "omissiva", quando ha ritardato il suo ricovero ospedaliero, sperando che morisse senza poter raccontare quello che era effettivamente accaduto.
    In tal caso, il padre sarebbe stato del tutto "innocente" per la prima fase, e corresponsabile di "omicidio doloso" (o meglio di "omissione di soccorso dolosa") solo a tali secondi effetti.
    ***
    Personalmente, a lume di logica, ritengo che quest'ultima ipotesi sia la più "plausibile" ; e, in tal caso, sono propenso a credere che a sparare sia stato il figlio Federico.
    In ogni caso, in entrambe le ipotesi:
    - la sentenza mi sembra corretta per non aver assolto nessuno;
    - alquanto aberrante nella attribuzione delle rispettive responsabilità.
    ***
    In ogni caso si tenga presente che io non sono in possesso del fascicolo processuale, nè sono al corrente di tutti i dettagli del processo, ovvero di ulteriori successivi sviluppi a me ignoti.
    Per cui, le mie conclusioni, vanno prese, per quello che valgono; cioè con cauto "beneficio d'inventario".
    ***
  6. .
    Prego :)
  7. .
    Credo che puoi scaricarlo in inglese da qui; e poi puoi provare ad usare il traduttore di documenti di Google per tradurlo in italiano.
    https://allreadingworld.com/zodiac-by-robe...-epub-download/
    Altrimenti, già tradotto in Italiano, puoi ordinarlo alla Mondadori; se ne hanno ancora copie in magazzino.
    https://www.anobii.com/books/zodiac-killer...3c?fb_locale=it
    :)
  8. .
    Ciao Vlad. :)
    Ti ringrazio per l'apprezzamento :)
    ***
    Quanto all'"uso tattico" della torcia elettrica, c'è solo da aggiungere che la soluzione più pratica sarebbe quella di dotare la propria arma di una "Picatinny Rail" (Slitta Picatinny); la quale è un "supporto a rotaia" fissato alla armi da fuoco leggere, che permette l'installazione di diversi accessori, tra i quali, appunto, una piccola torcia elettrica sotto la canna della pistola.
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/2b/de/fc/ME145JHS_t.jpg
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/46/e6/05/ME145JHU_t.jpg
    ***
    Un altro accessorio utile da montare su una "slitta sottocanna", potrebbe essere un "puntatore laser":
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/2e/7a/8f/ME145JHZ_t.jpg
    Sopra il dorso della pistola, invece, potrebbe risultare utile montare un "red dot" (cioè un "mirino olografico")
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/e3/75/84/ME145JI0_t.jpg
    ***
    Mentre riguardo alla "torcia elettrica" e al "puntatore laser" c'è poco da dire, trattandosi di dispositivi noti a tutti e dalla funzione ben chiara, riguardo al "red dot" ("punto rosso"), che molti confondono con il "puntatore laser", invece, ritengo che una breve spiegazione del suo funzionamento vada fornita.
    ***
    Il "red dot" è un collimatore di mira olografico a lente concava, il cui funzionamento si basa sulla capacità di una lente concava di riflettere parte della luce che la colpisce mescolandola alla luce che la attraversa, restituendo cosi un immagine contenente due immagini perfettamente combinate tanto da farle sembrare una sola.
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/77/35/19/ME145JK4_t.jpg
    La luce prodotta dal "diodo led", passando attraverso una finissima lastrina metallica in cui è inciso e intagliato il disegno che poi dovrà apparire all'occhio del tiratore, colpisce un piccolo specchio che la riflette su un vetro (lente) che ha la parte concava verso lo stesso tiratore; qui parte di questa luce si riflette, si mescola a quella che arriva dalla parte anteriore della lente e che la attraversa e tutto finisce nel nostro occhio.
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/d1/0f/49/ME145JK5_t.jpg
    ***
    Ma quali sono i vantaggi di tale dispositivo di mira rispetto a quelli tradizionali?
    ***
    Quando si utilizzano le mire metalliche il tiratore deve concentrarsi su 3 oggetti posti su piani diversi:
    - la tacca di mira;
    - il mirino;
    - il bersaglio.
    Pertanto, visto che l’occhio umano non può mettere a fuoco contemporaneamente tre elementi diversi, è giocoforza mettere a fuoco soltanto il mirino, mentre la tacca e il bersaglio rimangono sfocati; bisogna quindi essere dei tiratori molto esperti per centrare il bersaglio al primo colpo.
    Con un "red dot", invece, l'operazione di mira è molto più facile, visto che gli elementi da sovrapporre sono solamente due:
    - il punto rosso;
    - il bersaglio.
    Inoltre, i "red dot" sono progettati per poter sparare con entrambi gli occhi aperti; e questa caratteristica consente di mantenere inalterato il campo visivo per poter passare in pochissimi secondi da un obiettivo all’altro.
    Non dovendo considerare fattori come l’"estrazione pupillare", l’acquisizione del bersaglio risulta veloce e istintiva: basta imbracciare l’arma, visualizzare il dot e il bersaglio e fare fuoco, il tutto senza preoccuparsi della posizione della testa o del punto rosso.
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/9b/6f/f5/ME145JKH_t.jpg
    ***
    Tuttavia, sebbene le innovazioni tecnologiche hanno permesso ai "red dot" moderni di avere una durata delle batterie sempre maggiore, io continuo a preferire le mire metalliche, in quanto:
    - non si "scaricano" mai;
    - non sono soggette ad "avarie".
    ***
    Un saluto! :)
    ***
  9. .
    Sono perfettamente d'accordo con te: ZODIAC non era affatto tenuto a "giocare" lealmente, visto che rischiava la pena capitale.
    Quindi, secondo me, non lo ha fatto!
    Ed invero solo un cretino avrebbe comunicato alla polizia il proprio nome e cognome:
    - sia se in chiaro;
    - sia se in cifra.
    Il film del 2007 l'ho visto, ma, ovviamente, non poteva che basarsi sulle notizie conosciute all'epoca; le quali sono ormai superate.
    D'altronde, anche le notizie attuali, tra dieci anni risulteranno a loro volta superate; salvo che non ne esca fuori una veramente "decisiva" e "definitiva"
    Hai ragione a voler essere molto cauto!
    ;)
  10. .
    Quello che trovo strano è che sul caso vengano fornite un sacco di informazioni, meno la più importante di tutte: e, cioè, l'indagato ha esibito o no alla polizia una documentazione idonea a dimostrare che aveva regolarmente denunciato, a suo tempo, la "dismissione" dell'arma (per vendita, furto, smarrimento o rottamazione)?
    Se sì, è quasi certo che il colpevole non è lui.
    Se no, è quasi certo che il colpevole è lui.
    Non c'è mica tanto da starci a girare intorno, no?
    ;)
  11. .
    Riguardo al caso Kyle avevo già scritto che, almeno secondo me, chi se ne va in giro con un "fucile d'assalto" (cioè che può sparare anche "a raffica"), non si può certo dire che ne faccia uso per "legittima difesa", trattandosi di un'arma da combattimento alla "'ndo cojo cojo"; ed infatti, qui in Italia, il suo uso è severamente proibito, come quello di qualsiasi "arma automatica" (da non confondersi con quelle "semiautomatiche", che, invece, sono legali).
    Al massimo, in determinate circostanze di suo pericolo estremo di vita, gli si sarebbe potuto concedere il reato di "eccesso colposo in legittima difesa"; ma, secondo me, niente di meno! ;)
  12. .
    A esaminarli tutti, non basterebbe una vita intera; soprattutto quel poco che avanza della mia :(
  13. .
    CITAZIONE (Marpat @ 2/12/2021, 14:15) 
    Interessante, grazie!

    Prego :)
  14. .
    Ci sono due modi di impugnare una torcia elettrica:
    - con l'avambraccio teso in avanti, e il pollice sulla parte anteriore della torcia;
    - con l'avambraccio piegato a 90 gradi, e il pollice sulla parte posteriore della torcia.
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/ad/38/aa/ME144VUM_t.jpg
    ***
    Entrambi i modi hanno una loro precisa ragion d'essere, ma il secondo sta prevalendo per una questione di "moda" (soprattutto cinematografica); sebbene, nella maggior parte dei casi, non ci sarebbe alcun motivo di farvi ricorso.
    Vediamo perchè.
    ***
    Al riguardo, occorre considerare quanto segue:

    a) L'impugnatura A
    L'impugnatura A, e, cioè, quella con l'avambraccio teso in avanti, e il pollice sulla parte anteriore della torcia, è quella "standard", in quanto è sicuramente la più pratica per illuminare l'ambiente, e per non stancare il braccio; ed infatti le "torce classiche" hanno l'interruttore sulla parte anteriore del fusto.
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/7b/3d/50/ME144VWR_t.jpg

    b) L'impugnatura B.
    L'impugnatura B, e, cioè, con l'avambraccio piegato a 90 gradi, e il pollice sulla parte posteriore della torcia, si chiama "impugnatura tattica", in quanto viene usata nelle incursioni armate in ambienti privi di luce (soprattutto in quelli interni); e per questo motivo, a differenza delle "torce classiche", le "torce tattiche" hanno l'interruttore sulla parte posteriore del fusto.
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/7a/74/4b/ME144VWP_t.jpg

    ***
    Il motivo di tale diversa disposizione delle "torce tattiche", sta nell'esigenza:
    - di impugnare la torcia con la mano sinistra;
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/2e/a4/12/ME144VWX_t.jpg
    - in posizione tale da poterci immediatamente "appoggiare sopra" la mano destra, che ha impugnato la pistola, illuminando così il "bersaglio" nella direzione di tiro.
    https://cdn-thumbs.imagevenue.com/58/78/1b/ME144VXL_t.jpg
    ***
    Usare l'impugnatura B con la mano destra, come si vede in alcuni film, non ha alcun senso, a meno che non si sia mancini; ed infatti, solo tenendo la torcia impugnata con la mano sinistra, si può estrarre l'arma con l'altra mano e portare la torcia sotto al calcio per stabilizzare la pistola (a due mani) e puntare la luce esattamente dove punta l'arma.
    ***
    Inoltre, tenere il braccio sinistro piegato in alto in posizione di "copertura", consente di reagire velocemente ad una improvvisa aggressione al buio; riparando il viso e il corpo e consentendo di rispondere nel minor tempo possibile con il braccio destro (armato o meno che esso sia).
    ***
    Infine, il pollice sul retro-pulsante consente di accendere o spegnere la torcia con la massima rapidità; ad esempio se ci si accorge che qualcuno ci spara prendendo come punto di riferimento la luce della nostra torcia.
    ***
    Premesso quanto sopra, trovo alquanto ridicola la moda di usare "torce tattiche" quando non ce n'è alcun bisogno, stando tranquillamente in casa propria; però, purtroppo, ormai nei negozi di ferramenta pare che si vendano solo quelle (o prevalentemente quelle), per cui bisogna adattarsi.
    ***
    Comunque io impugno le "torce tattiche" allo stesso modo di quelle classiche, perchè la trovo una impugnatura più comoda e più pratica; salvo, ovviamente, che non mi tocchi fare una incursione notturna in un covo di terroristi!
    ;)
    Però ho visto che alcuni, suggestionati dai film, impugnano le "torce classiche" allo stesso modo di quelle "tattiche"; un po' per imitazione, e un po' per fare "scena"!
    E' più "trendy"!
    ;D
    ***
  15. .
    Si tratta di vari indizi, a cominciare da una una cicatrice sulla fronte che corrisponde a quella su uno schizzo di Zodiac.
    Su questo sito puoi avere maggiori informazioni al riguardo.
    www.quotidiano.net/esteri/killer-dello-zodiaco-1.6890793
    Un saluto :)
51 replies since 8/11/2021
.