Posts written by dodddo

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    Nel caso voleste l'articolo completo (primo link)
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    Supponendo che l'ordine con cui sono messe le cose nella foto non sia stato architettato solo per questa, puoi notare che il libro è sopra al quaderno sul lato destro, ciò comporta essere destrorsi. Ovviamente se il libro fosse stato sopra, sul lato sinistro sarebbe stato il contrario.
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    Non devi assolutamente preoccuparti di queste cose. Hai detto cose che non sapevo in modo approfondito. Ho senza dubbio imparato qualcosa di nuovo grazie al tuo intervento. Se questo è essere presuntuoso prego che tu lo sia sempre ;)
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    Purtroppo hai frainteso ciò che io ho inteso con prova. I miei studi accademici centrano con i numeri più di quanto pensi, probabilmente qui dentro sono uno dei pochi che lavora ogni giorno con esperimenti ed analisi dati basate su modelli statistici. Quello che intendevo con prova è sapere con che margine di errore, in fisica noi usiamo la deviazione standard, i biologi non ho idea di cosa usino, una data misura è concorde ad una certa teoria. Quindi chi li usa deve essere a conoscenza dei limiti dei modelli con cui lavora e come tu hai detto giustamente, la prova del DNA dà risultati poco attendibili la maggior parte delle volte, ma purtroppo fa parte del modello usato.

    Quindi quello che intendevo è che una testimonianza puramente oggettiva (che non esiste in quanto siamo esseri soggettivi) si tramuterebbe in prova intesa dal punto di vista di qualcosa di cui si conosce un modello e i limiti che possiede.

    In sostanza sono d'accordo con quanto hai detto nella tua bella e completa spiegazione, penso tu abbia frainteso la MIA definizione di prova.
    So che non si può dare a piacere la definizione di una parola, tuttavia una cosa così complessa è difficile essere definita da una sola frase. :)
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    Le testimonianze oggettive in assoluto si chiamerebbero prove, in quanto espongorrebbero la verità con dei criteri precisi.
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    Benvenuto :)
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    Benvenuta. Eistono psicologi e psichiatri che poi sono diventati criminologi, quindi potresti anche fare entrambi ;)
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    Benvenuto
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    Ho messo il link del pdf ad inizio topic, comunque si, è lui.
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    Tutto ciò che verrà riportato su questo topic non vuol essere una guida su come curare una persona da un veleno, ma viene usato solo a scopo informativo. Il materiale qui presente inoltre non ha alcuno scopo didattico. Si invita nel caso si avesse un problema con eventuali veleni citati nel topic a chiamare il numero 118 (se in Italia) e chiedere aiuto all'operatore, non improvvisatevi eroi perché le informazioni qui presenti potrebbero non funzionare, in quanto ogni caso deve essere seguito da un medico specializzato. Grazie e buona lettura.

    Le informazioni qui trovate verranno riassunte dalla fonte: Veleni ed avvelenamenti .

    Per veleno vuolsi intendere qualunque sostanza solida, liquida o gassosa che, assorbita dall'organismo, è capace di determinarvi delle alterazioni di struttura o dei disturbi funzionali più o meno intensi, causando la morte, o almeno mettendo l'esistenza in serio pericolo.
    Nota che sostanze assunte in enorme quantità che possono uccidere, quando vengono assunte a piccole dosi possono trasformarsi in delle medicine. Inoltre anche l’età di chi assume un medicamento dev’essere considerata in quanto un bambino potrebbe morire per una medicina che può guarire un adulto. Utile sapere è che l'effetto di molti veleni è diminuito dall'abitudine.

    L’effetto dei veleni può mutare in base al tipo di persona (in casi rarissimi dosi mortali di veleno possono addirittura essere insensibili verso un paziente) e dalla malattia che questa persona è affetta.

    Più un veleno è volatile e più ha effetto fulmineo di conseguenza l’effetto è più veloce nell’ordine seguente: gas, liquido, polvere, solido. Inoltre può anche capitare che la pienezza dello stomaco annulli l’effetto del veleno (di solito grazie al vomito).
    L’assorbimento del veleno avviene per via della mucosa gastroenterica o quella delle vie respiratorie e in minor numero dalle mucose rivestite di epitelio cilindrico (utero, vagina, uretra, ecc.). La pelle non è ottima per assumere veleni anche se possibile e, come ultima via, c’è quella sanguigna (attraverso ferite o iniezioni venose).

    L’azione del veleno solitamente è duplice, cioè colpisce localmente, cioè le parti che contattano il veleno e generalmente cioè il risultato complessivo dell’assorbimento. Per rintracciarli durante un’autopsia, si può cercare dove la corrente del torrente circolatorio viene rallentata, cioè negli organi di secrezione (fegato, reni), è molto improbabile trovarli nelle zone di ingresso come la gola in quanto ci passano velocemente (si sta parlando sempre di casi generali, poi ci sono sempre dei casi specifici dove non è così).

    Le vie per cui i veleni vengono eliminati dall'organismo sono molteplici. Essi possono essere espulsi dal tubo gastro-enterico (vomiti, diarrea); dalle vie respiratorie (alcool, etere, cloroformio); dalla pelle col sudore (mercurio); dalle ghiandole mammarie col latte (iodio); dalle ghiandole salivari (mercurio); dal fegato con la bile (piombo, zinco) e dai reni (cantaridi, ioduro di potassio, ecc.). La morte può tuttavia avvenire quando la quantità di veleno introdotto superi la quantità di quello eliminato.

    Clinicamente l’avvelenamento inizia con un disturbo della funzione digestiva, seguito da un'alterazione più o meno grave della circolazione e della respirazione; per ultimo un disordine, primario o secondario, del sistema nervoso. La comparsa dei sintomi è generalmente rapida, in alcuni casi fulminea. Può capitare in alcuni casi, per esempio quello di funghi velenosi, che dei cibi rimangano nello stomaco e provocare un’intossicazione fulminea solo dopo molte ore (anche 12 ore).

    Per curare gli avvelenamenti si deve in tutti i modi far espellere il veleno dall’organismo con degli emetici (sostanze che producono vomito) o nei casi in cui si è attrezzati con una lavanda gastrica (usando una pompa fine per non ledere le parti già corrose dal veleno) composta con clisteri evaquanti in modo tale da eliminare le sostanze nocive che riescono a passare dallo stomaco all’intestino, in quanto sono veloci.
    Si dovranno usare, se la lavanda gastrica è impossibile, degli emetici che non rendano solubile il veleno, quindi nessuna sostanza grassa o oleosa. Gli emetici consigliati in questi casi sono: grammi di senapa stemperata in un bicchiere d'acqua, il solfato di rame (1 grammo per 100 d'acqua distillata) od un'iniezione ipodermica di cloridrato d'apomorfina.

    VELENI CAUSTICI

    1. Acidi minerali concentrati

    Acido solforico (H2SO4)
    Allo stato di purezza l'acido solforico è un liquido oleoso, incoloro ed inodoro, di sapore fortemente acido. Viene molto usato nelle industrie.
    Sintomi: insorgono immediatamente. Il paziente accusa dolore urente, atroce dalla bocca allo stomaco, dolore che gli strappa delle grida. Vomiti frequenti, costituiti di materie brunastre, mucose e sanguigne, effervescenti. In alcuni casi ritardano una mezz'ora o più, in altri mancano affatto, per l'azione paralizzante del veleno. Occhi infossati, labbra e contorni della bocca coperti di macchie od escare (una sorta di necrosi) grigie o brune; la coscienza rimane inalterata. Temperatura del corpo è abbassata; il polso piccolo, duro, raro o frequente; il respiro difficile; la deglutizione dolorosa; forte salivazione, senso di soffocazione. L'addome è gonfio, dolente alla pressione; non vi sono evacuazioni; raramente diarrea, con feci nere per il sangue; l'urina è soppressa; agitazione estrema e diminuzione delle forze; la morte avviene in poche ore, al più in tre o quattro giorni, per collasso o per edema della glottide, di rado per una peritonite acutissima da perforazione. Può capitare che il veleno corrosivo penetri nelle vie respiratorie e ciò porta alla morte per soffocamento. In alcuni casi, poca dose o concentrazione del veleno, si può solo notare una gastro-enterite più o meno intensa. Questi casi leggeri possono terminarsi con una guarigione lenta.
    Nei casi letali all'esame del cadavere si osserva escare nerastre sulle labbra ed all'interno della bocca, delle strie più o meno estese e più o meno profonde, brune, per tutta la lunghezza dell'esofago. La mucosa gastrica è ordinariamente nera, o ci sono qua e là delle placche rosse o nerastre che si possono staccare in lembi (tessuto che contiene vasi sanguigni). Altre volte la parete gastrica si presenta carbonizzata in tutto il suo spessore, o completamente perforata in uno o in parecchi punti. L'intestino è generalmente sano, al più può presentare qualche traccia di infiammazione. I reni mostrano segni di un'intensa infiammazione parenchimatosa; la vescica è vuota, o contiene solo una scarsa quantità d'urina sanguinolenta. Il cuore contiene coaguli numerosi. Se l'avvelenamento non termina con la morte nel primo periodo, si osservano estese formazioni cicatriziali delle parti direttamente attaccate dal liquido corrosivo.


    Acido nitrico (HNO3)
    L'acido nitrico è un liquido incolore, estremamente corrosivo, che si tinge in giallo per l'influenza della luce. Adoperato dai cappellai, dai pittori su porcellana, e, unito all'acido cloridrico, dagli incisori in metalli. I vapori d'acido nitrico effetti deleteri. In molti casi l'inalazione di questi vapori determina la dispnea, una tosse violenta ed una soffocazione rapidamente mortale. All'autopsia si riscontra congestione dei polmoni, acidità del sangue, infiammazione dell'endocardio e della tonaca intima dei grossi vasi.
    Sintomi: poco si discostano da quelli dell'avvelenamento per acido solforico. Sulle labbra delle macchie giallo d'ocra caratteristiche; l'interno della bocca e le fauci sono d'un bianco opaco, dovuto alla mucosa ispessita e fortemente cauterizzata; la superficie della lingua, bianchissima, presenta delle macchie di color giallognolo; i denti sono talvolta vacillanti, e le loro corone gialle. Macchie giallognole possono mostrarsi sul mento o sulle dita. Tonsille gonfie. Dolore iniziale all’epigastrio che poi si propaga rapidamente alle parti vicine, accompagnato da vomiti di sostanze acidissime, vischiose, talvolta sanguigne. II ventre si tende ed è dolorante; c’è una diarrea sanguigna, altre volte invece si ha costipazione ostinata. La voce è fioca; talvolta, per la penetrazione dell'acido nella laringe, c’è una tosse violenta con sputi sanguigni. Si nota inoltre dispnea (respirazione alterata); difficoltà ad orinare; polso piccolo, frequente, irregolare; grande prostrazione (depressione fisica e/o morale); abbassamento della temperatura del corpo. Delirio precede di poco la morte, che può avvenire dopo uno o parecchi giorni, od anche in meno di due ore da quando l'acido penetra nelle vie aeree. Il decorso non è sempre così acuto, né l'esito sempre funesto.
    Lesioni anatomiche: l'epitelio della mucosa boccale, linguale ed esofagea è sollevato, pieghettato, grigio-violaceo, sostituito talvolta da una crosta di color ranciato. Il contenuto gastrico è denso, vischioso, sanguigno; la mucosa rossa, rammollita, disseminata di macchie nerastre costituite da ecchimosi sottomucose. In casi rarissimi lo stomaco è perforato. Ulcerazioni possono anche riscontrarsi nell'intestino tenue, e talvolta si vide l’infiammazione gastroenterica propagarsi al peritoneo. Frequentemente si trova anche la mucosa della laringe rossa, tumefatta, priva del suo epitelio, edematosa; la trachea infiammata, i polmoni congestionati. Il cuore contiene per lo più del sangue fluido e nero. Nei casi che ebbero un decorso più lento c’è gastrite cronica con ipertrofia della mucosa e stenosi pilorica, od una stenosi esofagea più o meno estesa (stenosi=restringimento canale)


    Acido cloridrico (Acido muriatico, HCl)
    Quest'acido, concentrato, è un liquido incolore, di odore molto penetrante, di sapore acidissimo, e svolge all'aria libera dei densi vapori. Usato nelle analisi chimiche, per la conservazione dei legnami, per rammollire l'avorio; è di uso frequentissimo anche nelle fabbriche di gelatine, di acque gassose ed in una moltitudine d'altre industrie. È un veleno molto energico.
    Sintomi: identici a quelli prodotti dall'acido nitrico; se ne differenzia soltanto per la speciale tinta grigiastra delle macchie che si riscontrano intorno alla bocca, sulle labbra ed all'interno della cavità orale, e per la formazione di dense pseudomembrane sulle mucose attaccate dall'acido.
    Lesioni anatomiche: All'autopsia la mucosa boccale e faringea sono bianche, rammollite, distrutte qua e là dal liquido corrosivo; la mucosa dell'esofago rossa, infiammata, mentre quella del ventricolo distrutta in vicinanza del piloro e nera, escarotica nel resto della sua estensione. All’autopsia di un bambino di 15 anni, la mucosa esofagea era distrutta, ed il canale tappezzato da una pseudomembrana grigiastra; nello stomaco tre larghe e nere placche escarotiche.
    Prognosi degli avvelenamenti per acidi concentrati: È grave nella maggioranza dei casi. Il connettivo cicatriziale, coartandosi col tempo, è causa di gravi stenosi, specialmente dell'esofago, per cui molte volte la nutrizione dell'infermo rende inevitabile il praticare una fistola gastrica (tubo di comunicazione tra organo o tessuto con una superficie cutanea).
    Cura: Non ricorrere alla sonda gastrica, per evitare il pericolo di produrre lacerazioni in tessuti già alterati, così pure sono da non usare nemmeno gli emetici. Né ai carbonati alcalini, poiché l'acido carbonico da essi sviluppato potrebbe distendere soverchiamente le pareti gastriche e causarne la rottura. La magnesia usta (parecchi cucchiai nell'acqua) è l'antidoto più frequentemente adoperato; essa satura benissimo gli acidi, coi quali forma dei sali innocui, o tutt'al più leggermente purgativi. Si può ricorrere, nel caso non si abbia la magnesia usta, al comune sapone di soda.


    2. Acidi vegetali concentrati

    Acido ossalico (C2H2O4)
    Cristallizza in prismi incolori, molto solubile in acqua e nell’alcool; raramente allo stato libero, pare tuttavia che se ne trovi nel «Boletus Sulphureus» (tipo di fungo). Assomiglian ad alcuni sali adoperati in medicina, come il solfato di magnesia, quindi può essere facilmente causa di avvelenamenti accidentali. Viene adoperato dai tintori, dagli stampatori di stoffe, dai fabbricanti di cappelli di paglia; in molte famiglie se ne fa un uso giornaliero per pulire il rame di cucina. Questo acido ha maggiore attività se diluito.
    Sintomi: Immediatamente dopo l'ingestione del veleno il primo sintomo è un dolore urente allo stomaco e qualche volta alla gola, seguito da vomiti di materie scure, qualche volta sanguigne. L'addome è teso e dolente; il polso piccolo, irregolare, quasi impercettibile. Il corpo è coperto di sudore freddo, vischioso; senso di torpore, di formicolio nelle membra; in altri casi si nota una perdita completa della coscienza, convulsioni toniche e cloniche (tipo di convulsioni epilettiche rispettivamente per irrigidimento muscolare e rilassamento muscolare). Nelle orine può trovarsi dello zucchero; spesso c’è assenza di urine, dovuta all'occlusione dei canalicoli oriniferi per l'accumulo di cristalli d'ossalato di calce. La morte può avvenire in capo a pochi minuti o a qualche ora; più di rado in capo a qualche giorno.
    Lesioni anatomiche: La mucosa, dalla bocca allo stomaco è generalmente bianca; il contenuto gastrico è bruno, spesso acido e gelatinoso; la mucosa di quest'organo molle, appare qualche volta infiammata ed erosa o distrutta. Il sangue è vermiglio, e dello stesso colore sono i tessuti forniti d'una ricca rete capillare.
    Cura: In questi casi si può usare il saccarato di calce, l'acqua di calce, i gusci d'uova polverizzati che, combinandosi coll'acido, formeranno l'ossalato di calce insolubile. Anche la magnesia riuscirà utile; non si dovrà naturalmente trascurare la cura sintomatica.


    Biossalato di potassa (Sale d'acetosella. K2G2O4)
    Questo sale esiste nel succo di vari Lapazio (tipo di erbaccia), e specialmente in quello dell'Oxalis acetosella (tipo di pianta); serve a pulire i metalli ed a togliere le macchie di ruggine e d'inchiostro. Avvelenamenti fortuiti furono causati per la sua rassomiglianza col cremortartaro. La dose di 12-16 grammi può essere mortale per un adulto.
    Sintomi: Sono molto simili a quelli dell'intossicazione per acido ossalico, con morte in poche ore. Non mancano però i casi di guarigione
    Lesioni anatomiche: All'autopsia si trova ingorgo considerevole dei polmoni, emorragie nei vari visceri, color vermiglio molto vivo dei tessuti e del sangue. Lo stomaco può in alcuni casi non presentare alcuna traccia d'infiammazione
    Cura: Acqua di calce (100-200 grammi), magnesia usta; cura sintomatica


    Acido acetico (CH3COOH)
    L'acido acetico privo di acqua cristallizza a 16,5° C. L'aceto comune ne contiene dal 4 al 10%; è considerato un veleno oltre la concentrazione dell'80%. La dose mortale nell'uomo è tra i 20 e 50 gr per via orale; molto più pericoloso se inalato. Le mucose vengono irritate già da una soluzione allo 1%, la cute da una soluzione dal 10 al 20%. È un liquido incolore, limpido, di un forte odore d'aceto, di sapore molto aspro. Scioglie le sostanze albuminose ed anche gli epiteli e l'epidermide, con produzione di escare (necrosi) untuose quasi liquide. Ingerito dà luogo ai fenomeni d'una gastroenterite acutissima, con escarificazione (necrosi) della mucosa, febbre intensa, collasso e morte. Alla autopsia, oltre all’infiammazione del tubo gastroenterico si nota una colorazione di lacca del sangue, dovuta alla distruzione dell'emoglobina ed al passaggio dell'ematina (tipo particolare di sangue) nel siero. L'aceto di vino, che è una soluzione più o meno diluita d'acido acetico, agisce come quest'ultimo, però con molto minore energia.
    Cura: Magnesia usta, acqua di calce, bevande mucillaginose; cura sintomatica.


    Acido citrico (C6H8O7) e Acido tartarico (C4H6O6)
    L'acido citrico cristallizza in prismi romboidali, è solubile nell'acqua e nell'alcool, inodoro, di sapore molto acido. Si combina coll'acido nitrico formando dell'acido ossalico. Lo si trova allo stato libero, associato o meno agli acidi tartarico e malico, negli aranci, nei limoni e nei cedri. È molto adoperato, oltre che in medicina, nella tintoria per isolare il rosso di cartamo e per avvivare i toni di questa sostanza colorante; per preparare una soluzione di stagno che dà, con la cocciniglia, dei colori scarlatti; usato anche per preparare una soluzione di ferro che dà ai pellami un aspetto marmorizzato; i chimici per fare il saggio dei fosfati.
    L'acido tartarico è una sostanza bianca, solida, cristallizzata in prismi esaedri terminati da piramidi triangolari, solubile nell'alcool e più ancora nell'acqua, poco nell'etere. È molto usato in medicina, nelle analisi chimiche, nella tintoria e nella stampa dei tessuti.
    L'intossicazione per questi due acidi produce gli stessi sintomi di quella causata dall'acido acetico; la cura è identica.
    P.S: Si verificano avvelenamenti cronici caratterizzati da colorazione della pelle e da un enorme produzione di cellule cornee, oltre a bronchite, disturbi di stomaco, dimagramento e anemia.



    Il topic non è finito e verrà completato prossimamente...

    Edited by dodddo - 18/2/2019, 10:17
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    Benvenuta ;)
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    Volevo ringraziarti per avermi fatto scoprire questo cantante, mi ha lasciato non indifferente :)
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    Che bella giornata è una canzone di Willie Peyote, penso centri qualcosa. L'album in cui è inserito è Educazione Sabauda

    1.32 dice non mi serve la boccia di vetro, può essere la soluzione?

    8P forse sta ad indicare 8 parole, ma l'ultima non la scrivo hahahaha
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    Benvenuta, sicura non siano i Racconti del Terrore?
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    Dall'interpretazione che ho dato all'articolo sembra che fino ai 5 anni la responsabilità del futuro di un ragazzo/a sia dei genitori poi da 6 a 12 dei compagni di classe e da 13 alla morte dell'individuo stesso. A mio parere è una divisione troppo netta per descrivere i processi evolutivi dell"Io, non è campata per aria, dice cose vere, ma secondo me l'influenza dei genitori andrebbe sfumata fino alla maggiore età, come anche quella dei compagni di classe e della scoperta della propria personalità.

    Sei d'accordo?
1251 replies since 28/8/2013
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