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CHE COS’È LA METAMEDICINA?
Il termine “Metamedicina” è caratterizzato dal prefisso greco meta, che significa “al di là”. Al di là della fisica non c’è forse la metafisica, al di là del
conscio l’inconscio, e al di là del conosciuto l’ignoto?
La medicina e la metamedicina potrebbero essere paragonate a un iceberg.
La medicina si occupa della parte emersa dell’iceberg, poiché prende in con-
siderazione i sintomi che affliggono l’organismo umano. Essa interviene sul-
le manifestazioni coscienti, misurabili e oggettive, per correggere l’anomalia,
attenuare il dolore o eliminare l’agente causale (virus, batteri, cellule maligne)
con farmaci, trattamenti o interventi chirurgici.
La Metamedicina si occupa, invece, della parte sommersa, inconscia, che
corrisponde all’ignoto, per tentare di scoprire quale evento vissuto o speri-
mentato dal malato abbia dato origine al sintomo che lo affligge.
La Metamedicina non fa diagnosi, non prescrive farmaci né alcun tipo di
trattamento: agisce invece sulla sfera emozionale, aiutando il soggetto a libe-
rarsi dalle emozioni che lo fanno star male e che, spesso, danno origine a dis-
turbi psicosomatici. La medicina allopatica, o classica, non stenta a ricono
scere che l’80% delle malattie è di origine psicosomatica, ed è appunto
sull’aspetto psicosomatico della malattia che interviene la Metamedicina.
La medicina allopatica, che è soprattutto una medicina “maschile”, è essenziale quando si deve intervenire su un problema concreto, come un trauma fisico, un’emergenza, una crisi acuta, per migliorare la funzione di un organo, eccetera; quando però la causa è astratta, la medicina “maschile” si
scontra ben presto con i propri limiti.
La Metamedicina, che è soprattutto una medicina “femminile”, ha anch’essa i suoi limiti: nei casi in cui, per migliorare la funzionalità di un orga-
no, è necessario un intervento chirurgico o l’applicazione di una protesi, la
medicina “maschile” riacquista il suo posto.
Si può allora facilmente riconoscere la complementarietà di questi due approcci. Rinnegarne uno a favore dell’altro significherebbe sacrificare un emisfero del nostro cervello a favore dell’altro: i nostri due emisferi, insieme, hanno maggiore capacità di ognuno di essi separatamente.
La Metamedicina si basa su un approccio induttivo, piuttosto che dedut-
tivo. Qual è la differenza?
Se utilizziamo le nostre conoscenze per aiutare gli altri, ci serviamo di un
approccio deduttivo. Per esempio, se io dico ad una persona «Se hai male al
ginocchio vuol dire che fai troppo sport o, da un punto di vista metafisico,
significa che non sei abbastanza flessibile», adopero un approccio deduttivo.
Queste deduzioni possono essere giuste oppure no.
Attraverso l’approccio induttivo, invece, non è il terapeuta che dà l’inter-
pretazione di ciò che sta vivendo la persona; piuttosto, egli l’accompagna nel
percorso di ricerca della causa di un sintomo o di una sofferenza, causa che si
situa al di là della sua consapevolezza. È per questo che occorre che un opera-
tore in Metamedicina sappia padroneggiare il questionario delle domande per-
tinenti, per condurre la persona a scoprire da sola la causa della propria soffe-
renza e a risolverla. Potrà quindi guidarla nel processo di liberazione della
sofferenza emozionale, aiutarla a trovare una soluzione al suo conflitto o inco-
raggiarla a mettere in pratica l’azione liberatrice.
Si potrebbe ugualmente dire che la Metamedicina è l’arte di vivere nella
consapevolezza e nell’armonia, e che, fino a quando non prenderemo co-
scienza delle nostre sofferenze, ci sarà molto difficile liberarcene.
COSA CERCANO DI DIRCI I NOSTRI
MALESSERI E LE NOSTRE MALATTIE?
Finché siamo in buona salute, non ci preoccupiamo affatto di questa mera-
vigliosa macchina che è il nostro corpo: è quando si guasta, purtroppo, che
ci rendiamo conto di tutto il suo valore. Molto spesso è solo allora che pre-
stiamo attenzione all’importanza di alimentarci bene, fare esercizio fisico, ripo-
sarci e saperci rilassare. Talvolta il deteriorarsi della salute può essere l’occasio-
ne per rimettere in discussione il nostro modo di vivere, ed è così che inizia
una ricerca improntata alla conoscenza di sé, e un certo risveglio di coscienza.
Esiste una chiave di lettura per interpretare i messaggi nel corpo e capire cosa vuole dirci quel disagio o quella malattia e cosa dobbiamo modificare e trasformare per sentirci bene ed in armonia con se stessi e con l’ambiente circostante.
Qualcosa di noi può essere rivisto e trasformato, i nostri pensieri, le nostre emozioni, il messaggio che riceviamo ci vuole far capire che il pensiero negativo si può cambiare e trasformare in pensiero positivo.
Ecco la chiave di lettura delle problematiche psicofisiche e dei messaggi che il corpo cerca di darci attraverso il disturbo ed disagio fisico.
Ogni parte del nostro corpo ha una sua chiave di lettura, ecco dunque il significato della malattia o meglio della mancanza di armonia psico-fisica a seconda delle zone nella quale si presenta.
Possiamo vedere come spesso la rabbia e lo stress, cosi come le paure e i sensi di colpa, si ripresentano e quindi la grande importanza di trasformare la nostra vita in un arcobaleno di emozioni positive e gioiose anziche lasciarci trascinare e vincere dalle emozioni negative.
Anoressia/Bulimia: Odio verso se stessi, negazione del nutrimento vitale, mancanza di autostima, mancanza di fiducia in se stessi
Artrite: Critica ed autocritica, perfezionismo, rigidità mentale, serietà, mettere i puntini sulle i.
Asma :Senso di soffocamento, amore soffocante, senso di colpa, complesso di inferiorità, mancanza di fiducia in se stessi
Braccia: Vecchie emozioni trattenute nelle articolazioni, difficoltà a lasciare andare il passato ed i ricordi, attaccamento
Cancro: Profondo risentimento, senso di impotenza, sfiducia, autocommiserazione, odio per se stessi, disperazione
Cefalea: Stress, tensione mentale, invalidazioni del sè, ruminazioni dei pensieri, pensieri stagnanti, senso del dovere
Collo : Inflessibilità, rigidità, severità, autodisciplina
Cuore : Negazione verso l’amore e verso la gioia, paura di concedersi e di concedere, anche paura delle responsabilità
Diarrea: Paura di trattenere qualcosa per se stessi, senso di colpa e di ineguatezza, sentirsi non meritevoli
Dita Indice: ego, rabbia e paura. Pollice: preoccupazioni, paura delle responsabilità, Medio: Rabbia repressa, Anulare: unioni dolorose amorose o famigliari, Mignolo: Finzione, mancanza di verità, autocommiserazione
Dolore Fisico: Autopunizione, senso di colpa, senso di ineguatezza a frontegiare le situazioni, senso di inferiorità
Emicrania: Ruminazione dei pensieri, idee fisse, troppi pensieri, senso di responsabilità pesanti, stress, perfezionismo e frustrazione
Febbre: Rabbia inespressa, emozioni represse, senso di colpa ed ineguatezza, desiderio di fermarsi
Fistole: Irritazione nei confronti degli altri, fastidio
Gambe: Paura ad avanzare, vita troppo frenetica, responsabilità incombenti, fretta, desiderio di fermarsi a riposare
Genitali: Rifiuto della sessualità sentita come un senso di colpa o come qualcosa di sporco e non meritevole di essere vissuto liberamente
Infezioni urinarie: Rabbia, paura dell’altro sesso, ferite non risolte, senso di colpa
Vaginite: Ferita amorosa da parte di un particolare partner non risolta
Prostata: Mancanza di autostima, ansia da prestazione, senso di ineguatezza
Sindome premestuale: Negazione della propria femminilità e del valore della donna
Ginocchia: Inflessibilità, incapacità a piegarsi, senso di orgoglio ferito, ego, testerdaggine, paura verso i cambiamenti, ipocrisia
Gola: Paura di cambiare, incapacità di farsi valere, rabbia, creatività frustrata. Laringite: troppa rabbia per potersi esprimere. Mal di gola: rabbia trattenuta. Tonsillite: creatività soffocata. Tiroide: trattenere le emozioni
Gonfiori: Pensieri stagnanti, lascrime trattenute, tristezza inespressa, paure represse, sentirsi intrappolati
Ictus: Pensieri negativi, blocco della gioia e dell’espressione, Forzature
Incidenti: Espressione di rabbia, rabbia verso qualcosa o qualcuno, frustrazione, ribellione, desiderio di fermarsi a riflettere
Mammelle o seno: Sentimento materno e protettivo talvolta eccessivo nei confronti di una persona, figlio, figlia, nipote, partner, o altra persona che si desidera proteggere, o situazione o animale domestico
Mani: Trattenere troppo a se stessi relazioni o cose materiali, anche denaro. Artrite alle mani: autocritica, critica verso gli altri, critica subita dagli altri
Obesità:Bisogno di protezione, insicurezza, senso di colpa e di ineguatezza, crearsi uno scudo protettivo verso gli altri e la società, isolamento
Orecchie: Rifiuto ad ascoltare gli altri, ottusità Mal d’orecchie: rabbia inespressa. Sordità: rifiuto delle idee altrui, isolamento
Piedi: Autocomprensione, paura ad avanzare, mancanza di radicamento e di concretezza
Polmoni: Incapacità di assorbire e dare la vita, negazione della società e degli altri, ansie inespresse. Enfisema polmonare o fumo eccessivo: rabbia inespressa, rigidità, autonegazione
Rigidità Corpo rigido = mente rigida, inflessibilità, rigidità di idee, desiderio di affermare la propia idea, blocchi emotivi, resistenza al cambiamento o alle idee altrui
Schiena: Parte cervicale: mancanza di sostegno emozionale. Parte toracica: senso di colpa, paure inespresse, emozioni represse. Parte lombare: autodistruzione, senso di autocommiserazione e di ineguatezza
Stitichezza: mancanza di fiducia di sapersi sostenere, tendenza a trattenere ed accumulare, difficoltà a lasciare andare il passato, i ricordi o le proprie idee
Stomaco: Paura, incapacità di dirigere le proprie idee, la propria creatività, le proprie aspirazioni, sentirsi vittime o succubi di qualcosa o qualcuno
Testa:Senso di ineguatezza nel mondo con gli altri e con la società
Ulcera: mancanza di autostima, senso di colpa e di ineguatezza, paura di non essere all’altezza delle situazioni o dell’aspettativa delle persone
Ustioni e infiammazioni:rabbia inespessa situazioni di agitazione represse
Utero: Tumore all’utero, misoginia, rifiuto della propria femminilità, sensi di colpa di tipo sessualeSPOILER (clicca per visualizzare)che ne pensate?. -
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Non so quanto possa essere affidabile tutto ciò che hai scritto, in ogni caso è interessante. . -
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Facciamo un esempio:
un lavoratore che usa ogni giorno e costantemente il martello pneumatico. Dopo anni di lavoro riscontra dei problemi all'udito. Non è detto che quella persona rifiuti le idee altrui e si isoli.. -
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E' ovvio che se si soffre di una di queste condizioni non debba essere per forza dovuta a un'emozione in particolare, ma forse c'è quest'eventualità. E' da approfondire per vedere quanto è provata questa cosa, non è che puoi linkarci qualche fonte? . -
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Anche se conosco una persona che con la storia dell'udito ci rientra perfettamente . -
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Almeno metà dei sintomi riguarda un pò tutti a dire il vero . -
S(H)ociopath.
User deleted
Diciamo che il tutto più che Metamedicina faccia riferimento alla Psichiatria. E' stato constatato come determinati stati psicologici facciano scaturire o peggiorare dei sintomi, facendoli divenire "Psicosomatici".
Ora ciò che ho letto debbo dire che non è universale l'eziologia della malattia. Prendiamo in considerazione l'artrite, se qualcuno ce l'ha è perché eventualmente essendo nato in Dicembre/Gennaio ne è predisposto per cause ambientali. L'obesità può essere predisposta geneticamente nel momento in cui la madre fosse obesa o sovrappeso. Qualcuno può essere sociopatico in quanto geneticamente predisposto tramite il gene guerriero, per fare un altro esempio.
Non è possibile neanche universalizzare le caratteristiche psicoattitudinali delle persone aventi una determinata malattia. Questo perché la psicologia e il tipo di reazione agli eventi ambientali è strettamente individuale. Per quanto possa esistere la maggioranza, una determinata reazione non sarà mai la stessa per tutti.
Prendiamo in considerazione l'Oncologia. Se conosciamo le fasi del malato terminale, sappiamo che si passa per la depressione, ma ciò non è "obbligatorio". Perché circa il 27% delle persone terminali è rattristita nei premi momenti della diagnosi, dopodiché arriva nell'immediato rassegnazione ed accettazione, fino a divenire persino più felici, più "attivi nella vita".
Un obeso può essere anche felice ed essere tale per motivi genetici di predisposizione, non perché da "persona triste riempiva il vuoto mangiando", come è solito dire.
Comunque sia nel generale le caratteristiche possono rispecchiare molti. Interessante comunque.
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Ragazzi é ovvio che quello che ho detto non va preso alla lettera. Come per la comunicazione non verbale nessun dato deve essere preso singolarmente. Bisogna prima accertarsi dell condizioni generali della persona. Prendiamo ad esempio un segretario che non ha avuto ma problemi di salute, oggi vi dica che ha mal di schiena; allora si che potremo affermare che sta cé troppo peso sulla sua testa.
Quello che voglio dire é che tutto deve essere prreceduto da un attenta analisi della persona e poi potremo eventualmente inserire la matemedicina.. -
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Medicina alternativa. Pseudoscienza. .