Donato Bilancia

Il serial killer dei treni

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    Interessato al Metodo Deduttivo

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    Donato Bilancia nasce il 10 luglio 1951 in un piccolo centro vicino a Potenza e nel 1956 si trasferisce in Liguria con tutta la famiglia.
    La sua infanzia è imbarazzante e solitaria. Fino all'età di 10/12 anni soffre di enuresi notturna. Piano piano, nel corso degli anni, il giovane Donato coltiva rabbia e rancore nei confronti dei genitori e del fratello maggiore, ma non riesce ad esprimerli, li accumula dentro di se fino a riempirsene.Sua madre lo sottomette spesso a esperienze di grande frustrazione e umiliazione sessuale. In particolare Bilancia dichiara più volte ai psichiatri di non riuscire a dimenticare l'imbarazzo, la sofferenza e la rabbia provate quella volta in cui, quasi adolescente, la madre lo denudò di fronte alle cuginette più grandi, per mostrare loro come è un pene.
    Durante gli anni della scuola Bilancia si "sfoga" commettendo furti e scassi. Diventa presto un abile ladro, il che lo fa sentire sempre più onnipotente.
    Nel 1972 cade da un viadotto a bordo di un camion. Sopravvive ma il prezzo da pagare sono delle gravi ferite multiple e un coma di 10 giorni.
    Nel 1974, all'età di ventidue anni, viene fermato dalla polizia colto in flagrante mentre ruba dei panettoni su un furgone. Lo stesso anno è fermato per detenzione d'arma e nel 1976 è arrestato per rapina, ma riuscirà ad evadere.
    Nel 1982 il fratello maggiore si lancia sotto un treno per suicidarsi. Non è solo, in braccio tiene il figlio neonato. Secondo gli psichiatri che seguono il killer in carcere, questo è sicuramente l'episodio chiave della pazzia di Bilancia.
    Nel 1990 un' altro incidente, a bordo di un auto (non guidata da lui) si schianta contro un palo della luce. Ancora coma, questa volta di 5 giorni.Ripresosi da questo incidente, Bilancia diventa un amante del gioco e vive d'espedienti. Ama molto le belle macchine: Porsche e Mercedes in particolare, frequenta i casinò indebitandosi fino al collo e da lì ad uccidere il passo è breve. Siamo nel 1997, le prime vittime sono personaggi e amici conosciuti nelle bische. Un bottino di dieci o venti milioni, oppure qualche gioiello possono valere la pena di tirare il grilletto. Il problema è che Donato Bilancia ci prenderà gusto... e finirà per esagerare.

    Genova, 16 ottobre 1997. Giorgio Centanaro, imprenditore legato al mondo delle bische clandestine, viene trovato morto soffocato nella sua casa di via Merello a Molassana. Inizialmente si pensa a un infarto, ma è stato soffocato nel sonno da Bilancia, con un cuscino. Un omicidio classico per un movente classico: debiti di gioco. Nell'uscire dalla villa Bilancia ha addirittura l'accortezza di chiudere la porta dietro di se.

    Genova 24 ottobre 1997. Sono da poco passate le 16 quando la donna delle pulizie di casa Parenti trova una brutta sorpresa ad accoglierla: Maurizio Parenti (installatore di videogiochi 42enne, coinvolto nel racket e amico del boss mafioso locale) viene ritrovato morto insieme alla propria moglie. I due erano appena tornati dalla luna di miele.

    Questa volta Bilancia ha colpito con l'inganno, facendosi portare in casa da Parenti. I due coniugi sono stati prima denudati ("il nastro aderiva meglio sulla pelle nuda") quindi legati e imbavagliati con del nastro adesivo. In seguito il killer li ha fatti sdraiare sul letto e, salito sopra anche lui, ha ucciso Maurizio con un colpo alla tempia e la moglie con due colpi al petto ("dopo il primo colpo al petto ancora si lamentava, le ho sparato un altro colpo per evitare che soffrisse"). La camera viene svaligiata: il bottino incassato da Bilancia ammonta a 13 milioni di lire, 2 rolex e qualche assegno.

    Genova, 27 ottobre 1997. Donato Bilancia uccide Bruno Solari e Maria Luigia Pitto, orefici in pensione. Si salva la loro domestica rifugiatasi in terrazzo. Il killer penetra nella casa spacciandosi per postino, ma si trova comunque costretto a uccidere i due pensionati viste le loro resistenze al tentativo di rapina. Bruno Solari, prima di essere colpito due volte alla schiena, riesce quasi a spingere Bilancia fuori dalla porta.

    Ventimiglia, 13 novembre 1997. I debiti sono sempre più alti, l'assassino è capace di perdere 70 milioni di lire in una serata, così nelle sue mire cade anche Marro, un cambiavalute. L'ufficio dell'uomo è ovviamente blindato e Bilancia è costretto a spiare il suo comportamento per diverse sere, fino a quando capisce che Marro lascia sempre la porta aperta quando butta la spazzatura. Approfittando di questa leggerezza la notte del 13 novembre Bilancia entra nell'ufficio, costringe Marro a svuotare la cassaforte (45 milioni di lire) e poi gli scarica contro tutto il caricatore alla testa.

    Genova, 25 gennaio 1998. Dei vecchi rancori da sfogare contro le forze dell'ordine si accendono nella mente di Walter che comincia il 1998 con una voglia irrefrenabile di uccidere un metronotte. Osserva per ben due sere il comportamento dei vari metronotte in cerca della vittima perfetta. Alcuni metronotte toccano con il proprio giro Via Assarotti, sede della polizia e vengono esclusi. Altri si radunano a gruppetti presso un tabaccaio o una concessionaria Fiat. Esclusi anche loro. Giangiorgio Canu invece perlustra da solo Via Armellini, entrando nei vari portoni a rotazione. Donato Bilancia studia bene il quartiere e sceglie di aggredire il metronotte nel secondo portone: in quel palazzo l'ascensore è di fronte all'entrata e il killer avrebbe potuto controllare meglio la situazione. Proprio il quel portone, il 25 gennaio, Canu viene trovato morto.

    Ventimiglia, 20 marzo 1998. Ancora un cambiavalute: Enzo Gorni. Per entrare nel locale blindato di questo, l'assassino aspetta che Gorni esca a pulire la vetrina. Penetrato all'interno Bilancia obbliga il cambiavalute a svuotare la cassaforte ma, non essendo soddisfatto del bottino, chiede al cambiavalute di consegnare altri soldi. Enzo Gorni è molto furbo e assicura al suo sequestratore che dietro il bancone ce ne sono molti altri. Mentre Bilancia si reca in quella zona, Gorni corre speranzoso verso la mensola dove tiene la pistola…ma non ci arriverà mai. In preda alla rabbia Bilancia gli scarica addosso tutto il proprio caricatore. Il bottino è di 10 milioni di lire e 20mila franchi francesi. Nella fuga si scontra con il cognato di Enzo Gorni, che riconoscerà in sede di processo sia Donato Bilancia che la Mercedes nera sulla quale l'assassino è scappato.

    Novi Ligure, 24 marzo 1998. Bilancia è in macchina con un viado ma viene colto in fragrante da due metronotte. Uno dei due uomini gli ordina di scendere dall'auto mentre l'altro si reca a chiamare la centrale. La paura dell'arresto fa scattare il meccanismo omicida di Bilancia: l'assassino scende dalla macchina e uccide con un solo colpo il metronotte in piedi davanti a lui. Altri due colpi vengono sparati contro il metronotte che stava per chiamare la centrale dall'auto. Il transessuale approfitta della confusione per scappare velocemente tra due cespugli... per il serial killer si rivelerà il transessuale più agguerrito del mondo. Bilancia spara due colpi ai cespugli ma manca il bersaglio. Quindi altri tre colpi cercando di seguire i rumori delle fronde, come fanno i cacciatori. Ma il viado viene mancato nuovamente. Arreso Bilancia torno ai due metronotte e li finisce con un colpo a testa, quando il viado gli salta addosso. La colluttazione è tremenda, Bilancia ha finito le pallottole: per liberarsi del transessuale è costretto a colpirlo più volte con il calcio della pistola fino a farlo svenire. Quindi scappa di corsa con la sua Mercedes.

    Arma di Taggia, 21 aprile 1998. L'ultimo omicidio di un mostro ormai identificato e braccato. Donato Bilancia decide di rapinare un distributore sull'autostrada. Con la scusa di un chilo d'olio, Bilancia fa entrare il benzinaio Giuseppe Mileto nel gabbiotto dove gli estorce tutto l'incasso della giornata (1 milione di lire). Ma l'imprevisto è come sempre dietro l'angolo. Un ragazzo si avvicina in auto e chiede il pieno. Bilancia si nasconde dietro ad alcune macchine. Da quella postazione nota che, mentre il ragazzo paga con la carta di credito, il benzinaio gli sussurra qualcosa all'orecchio. Pessima mossa. Bilancia è iratissimo: aspetta che il ragazzo risalga in macchina e si allontani, entra nuovamente nel gabbiotto e scarica tutti i proiettili addosso al povero Mileto.

    Il gusto di uccidere ha ben presto preso il sopravvento sul bisogno di soldi. Tra le vittime di Bilancia troviamo così ben 4 prostitute, uccise tutte nel giro di appena 1 mese.

    Varazze, 9 marzo 1998. Stela Truya di 25 anni, prostituta albanese, è la prima prostituta a cadere vittima della follia del killer. Bilancia la porta su una scogliera, e la costringe con delle minacce ad ammirare il mare, tutta nuda. Mentre la ragazza esegue lui, alle sue spalle, le avvolge la testa in un asciugamano e fa fuoco.

    Pietra Ligure, 18 marzo 1998. Luydmila Zuskova di 23 anni, prostituta ucraina, viene freddata sempre con dei colpi alla nuca, questa volta il rumore viene attutito con la blusa della ragazza. Dopo un rapporto orale con la promessa del pagamento di 1 milione, Bilancia ha fatto retromarcia fingendo di sbattere contro un albero. Quando la ragazza è scesa e gli ha voltato le spalle, il killer la uccide.

    Cogoleto, 29 marzo 1998. È il turno di Evelin Tessy Edsohe di 27 anni, prostituta nigeriana. Bilancia accosta vicino a un muro, per impedire che la ragazza possa uscire dalla sua Mercedes nera. Ma Evelin reagisce, prova a fuggire dal lato del guidatore, lotta contro il suo assassino riuscendo a morderlo alla mascella. Donato si rivela ovviamente più forte di lei e le scarica 3 volte la pistola sulla nuca.

    Pietra Ligure, 14 aprile 1998. Ancora una prostituta, l'ultima: Kristina Kwalla Mema, macedone di età non conosciuta. Finito il rapporto sessuale, Bilancia la fa scendere dall'auto e le chiede di sedersi in terra perché non vuole che lei veda la targa. Mentre la ragazza esegue, lui la copre con un giubbotto e le spara alla tempia.

    Da qui iniziano i delitti più malati e inspiegabili di Donato Bilancia quelli che lo hanno reso famoso e che hanno richiamato maggiormente l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica. Due ragazze sconosciute, viste per caso in treno. Dietro a questi due omicidi non c'è nessun movente, nessun bisogno di denaro. Solamente pura follia di un momento.


    Intercity La Spezia – Venezia, 12 aprile 1998. Elisabetta Zappetti ha 32 anni e fa l'infermiera. Donato Bilancia la pedina sul treno e attende che la ragazza vada in bagno. Con una chiave quadra è facilissimo scassinare la porta di un bagno, soprattutto per un abile ladro come lui. Elisabetta in seguito alla sgradita intrusione si mette a urlare, ma non fa in tempo a fare altro. Bilancia, con una rapidità invidiabile, le copre la testa con la giacca e spara.

    Treno Genova-Ventimiglia, 18 aprile 1998. Sono appena trascorsi 4 giorni dalla sua ultima prostituta uccisa, e il serial killer della Liguria prova nuovamente il desiderio di uccidere. La serata gli è andata malissimo, ha perso diversi milioni di lire ai tavolini del Casinò di San Remo, e così Bilancia decide di salire sul treno diretto 288 delle 21.55, Genova – Ventimiglia per tornare a casa. Maria Angela Rubino ha 29 anni e fa la cameriera, la sua unica colpa è l'aver utilizzato il bagno del vagone in cui è seduto Donato Bilancia. L'uomo aspetta qualche secondo, poi estrae la solita chiavetta quadrata e scassina il bagno. La ragazza, sotto la minaccia della pistola, è obbligata a inginocchiarsi dando la schiena all'assassino ("non volevo incrociare il suo sguardo" ). Bilancia prende la giacca che la ragazza aveva appoggiato al lavandino, le copre la testa e spara per l'ennesima volta. Nell'uscire compie un gravissimo errore: si masturba sul corpo della giovane e si ripulisce la mano sulla spalla del cadavere. Gli inquirenti adesso hanno il suo DNA! Alle 22.15 il killer scende, come se nulla fosse, alla stazione di Bordighera e si reca a casa. Per questo omicidio gli sono bastati 20 minuti.

    Più di un testimone oculare ha assistito alle stragi di Donato Bilancia e notato la presenza di una Mercedes nera. Il viado Julio Castro, quello sopravvissuto al delitto dei due metronotte di Novi Ligure, ha fornito agli inquirenti un accurato identikit del folle omicida.

    Il turbolento passato e la lunghissima fedina penale dell'uomo spingono le forze dell'ordine a concentrare tutti i propri sforzi su Donato Bilancia come unico sospetto. Manca solo il suo DNA da confrontare con quello dello sperma ritrovato sulla spalla della Rubino.

    Come abbiamo detto inizialmente Bilancia ha solo 3 vizi: il gioco, il lusso e il fumo. E gli inquirenti lo sanno. Se i primi due vizi lo hanno spinto a cominciare gli omicidi, il terzo rappresenterà il suo biglietto di sola andata per il carcere.

    Pedinato da due poliziotti in borghese in un bar, Donato Bilancia gusta un caffè accompagnandolo a due sigarette, quindi esce dal locale tranquillamente. I due poliziotti non lo seguono. Rimangono nel bar e raccolgono le due sigarette. Successivamente da esse verrà estratto il Dna che coinciderà con quello già in possesso degli investigatori. È fatta: l'assassino ha finalmente un nome e un cognome.

    Il 6 maggio 1998, alle 13, in una strada del centro di Genova, due carabinieri avvicinano Donato Bilancia e lo arrestano. Nella sua macchina vengono rinvenuti proiettili e quella pistola calibro 38 che tanto ha sparato e ucciso.

    Pochi giorni dopo arriva la confessione di tutti gli omicidi. Bilancia è inarrestabile e con una freddezza glaciale tira fuori la lista delle vittime. Nessun movente preciso, nessun senso di colpa, nessun cedimento trapela dalla confessione, anzi durante il lungo interrogatorio Bilancia appare freddo e distaccato. Come se in realtà sul banco degli imputati ci fosse stata un'altra persona.
    Il 14 febbraio 2001 la Corte d'Assise d'appello lo condanna a 13 ergastoli e 28 anni di reclusione che Bilancia sta attualmente scontando.
     
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