Posts written by Investigatore

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    Proviamo con un topic in allenare il cervello poi ci regoliamo se continuare o no :)
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    Benvenuto nel forum!;)
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    ah tipo cena con delitto ;)
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    mi attivo subito per la sistemazione !
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    Ho appena avvisato AngelNeo89 spero legga il messaggio.
    La shoutbox sarà sistemata il prima possibile.
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    no non è per la classifica che sto cercando di inserire era cosi già prima che immettessi la classifica. Credo che contatterò AngelNeo!
    Grazie ragazzi!
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    qualcuno ha problemi con il caricamento della shoutbox?
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    sarebbe?
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    Ti ringrazio infinitamente per i complimenti a nome di tutto il forum e ti do il benvenuto! :)
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    LE ATTIVITÀ LAVORATIVE DEL LEGNO

    Il riferimento è alle attività che si svolgono in una “bottega artigiana” e non ad una industriale anche se, sostanzialmente, i rischi sono gli stessi; è da presumere però che il rischio/evento sia maggiore in un settore di tipo artigianale rispetto ad uno industriale in considerazione del fatto che quest’ultima attività soggiace a maggiori controlli.
    Riferendoci all’attività di un falegname artigiano, dell’intero ciclo produttivo del legno sorvoliamo il passaggio iniziale dalla “raccolta” della materia prima, al taglio, alla scortecciatura, alla segagione delle grosse tavole, all’essiccazione e stagionatura.

    Tali specifiche attività possono esser sintetizzate in pochi passaggi che sono :
    • segheria
    • incollaggio
    • scartatura e levigatura
    • verniciatura

    Queste attività sono così raggruppate in quanto passaggi obbligati della lavorazione artigianale ed a tale attività ricollegheremo, in senso generale, i fattori di rischio con le conseguenze dannose mentre, in maniera più particolare, successivamente descriveremo sia gli infortuni che le malattie professionali ricollegabili a tali rischi.

    ATTIVITÀ DI SEGHERIA

    Il “legname” che perviene all’artigiano, per quanto già in parte lavorato, necessita ovviamente di ulteriore lavorazione specifica: il primo approccio è il “taglio”, che si effettua con macchinari appositi.
    Nell’attività di “taglio” il fattore di rischio principale, oltre a quello legato alla possibilità di “infortunio” per un cattiva modalità d’uso dei macchinari o per disattenzione qualora non vi siano meccanismi automatici di protezione, è legato alle produzioni
    di polveri.
    Inoltre è importante il fatto che il legname, soprattutto quello proveniente da ambienti tropicali, rispetto al legname nostrano, contiene sostanze tossiche quali fenoli, terpeni, alcaloidi, cumarine etc.; peraltro i legni cosiddetti “duri” pur considerati inerti contengono sostanze che possono essere dannose per l’organismo quali residui di prodotti chimici antivegetativi utilizzati, muffe ed insetti.

    Rischio/danno

    Polvere di legno
    Comporta manifestazioni patologiche a carico dell’apparato respiratorio superiore ed inferiore ed anche, per taluni legni, tumori dei seni nasali e paranasali.

    Rumore
    Comporta disturbi a carico dell’apparato uditivo con ipoacusia e danni all’apparato extrauditivo come alterazione dei valori della pressione arteriosa. Alterazioni a carico dei riflessi, dell’apparato digerente e disturbi del sonno.

    Contaminati vegetali
    Comportano, in soggetti predisposti stati infiammatori a carico delle vie respiratorie con meccanismo sensibilizzante.

    ATTIVITÀ DI INCOLLAGGIO

    L’attività di incollaggio si riferisce non solo al momento di congiunzione di prodotti già finiti ma anche alla realizzazione di impiallacciature e listellature ovvero alla fabbricazione dei diversi tipi di “pannelli” compensato e panforti, fibre, agglomerati.
    Il fissaggio può avvenire a freddo o a caldo a seconda delle esigenze e del tipo di colla, in quanto le stesse possono essere sia di origine animale che sintetica.

    Rischio/danno

    Il rischio ed il conseguente danno risultano collegati a due fattori diversi: il primo legato al tipo di colla utilizzata, cioè la sostanza presente nella “colla” il secondo alla metodologia usata. Come è noto attualmente si ricorre anche presso piccoli artigiani, per un incollaggio rapido ed uniforme all’utilizzazione delle “radiofrequenze”.
    Le manifestazioni patologiche legate al tipo di colla possono essere sia a carico dell’apparato respiratorio con azione irritante diretta sia dell’apparato cutaneo con dermatiti da contatto; mentre gli effetti nocivi delle “radiofrequenze” sono da ricondurre all’effetto dannoso del riscaldamento dei tessuti, effetto non avvertito immediatamente e per questo più pericoloso. Si devono aggiungere inoltre effetti aspecifici generali a carico del sistema nervoso centrale con irritabilità, tremori, disturbi del sonno, vertigini.

    SCARTATURA E LEVIGATURA

    Una volta lavorato ed “incollato” il pezzo, esso necessita di un ulteriore fondamentale passaggio che consiste nel regolarizzare e rimodellare le parti fino ad ottenere il “pezzo finito” nella maniera voluta.
    Questa attività che viene chiamata “scartatura e levigatura” consiste nel ripulire il prodotto, sia con mezzi meccanici che manualmente; è chiaro che anche in questa fase vi è il problema evidenziato durante la fase di “segheria” collegato sia all’emissione di “polveri” che specificatamente alla produzione di “rumore”, ma a questi rischi se ne aggiunge uno nuovo collegato alla predetta attività.

    Rischio/danno

    Del rischio da polveri e da rumore già si è detto durante la fase di “segheria”, ma relativamente al primo è doveroso aggiungere che le polveri emesse durante questa attività sono ancora più rischiose rispetto a quelle emesse durante l’attività di segheria.
    Infatti le polveri emesse in questa attività sono talmente piccole che possono percorrere sino in fondo l’apparato respiratorio senza essere intercettate da meccanismi di difesa. Da segnalare inoltre che il rischio specifico di questa attività è invece legato ad operazioni effettuate a mano con utensili elettrici, e questo rischio è rappresentato dalle “vibrazioni”.

    Vibrazioni

    Il disturbo legato alle vibrazioni dipende dal tipo di utensile, dalla sua modalità d’uso, dal peso. Si tratta all’inizio di disturbi reversibili del sistema vascolare con ripercussioni sull’apparato scheletrico; i distretti più colpiti sono le articolazioni degli arti superiori.
    Inoltre per l’attività di “scartatura”, fatta prevalentemente a mano, vi possono essere danni alle terminazioni nervose della dita con disturbi della sensibilità rappresentati da formicolii e sensazione di “addormentamento” della parte interessata.

    VERNICIATURA

    L’ultima fase della lavorazione è la verniciatura che consiste nel ricoprire il “pezzo” con una pellicola del colore desiderato. La verniciatura può essere effettuata a mano o a spruzzo ed in quest’ultimo caso è più pericolosa in considerazione del fatto che la “sostanza” usata viene nebulizzata con dispersione nell’ambiente e conseguente possibilità di essere inalata.
    Per quanto riguardo le famiglie chimiche cui appartengono le vernici rimandiamo a specifiche trattazioni; qui ci limitiamo a far presente che le stesse sono, di norma, composte di due parti : una frazione volatile (solventi e diluenti) con possibilità di dispersione nell’aria ed una frazione non volatile (resine, polimeri, additivi etc.).
    Segnaliamo inoltre che i rischi sono connessi esplicitamente al tipo di sostanza usata con possibili danni a carico di diversi organi e/ apparati.

    Rischio/danno

    Il rischio dovuto alla presenza di sostanze chimiche particolari (idrocarburi benzenici, chetoni, alcoli, idrocarburi alifatici) comporta un diverso danno a seconda della modalità dell’esposizione.

    Contatto Diretto
    Per contatto diretto si possono avere alterazioni cutanee come dermatiti, arrossamenti, desquamazioni, per una reazione abnorme dell’apparato cutaneo allo stimolo nocivo della sostanza

    Inalazione

    I disturbi si manifestano a carico dell’apparato respiratorio con infiammazione che interessa sia le alte vie respiratorie che le basse e possono portare anche all’asma bronchiale.
    Infine alcune sostanze, in particolare i solventi, una volta entrate nell’organismo e veicolate con il sangue possono portare anche a danni sistemici a carico del fegato e del rene.

    MALATTIE PROFESSIONALI

    Numerosi sono i fattori di rischio capaci di determinare lo sviluppo di patologie specifiche in tale settore lavorativo: sia le stesse polveri di legno, dotate di potere irritativo, allergizzante e, in alcuni casi, cancerogeno sia numerosi agenti chimici e fisici.

    DERMATITI

    Gli agenti chimici presenti nelle colle e nelle vernici (solventi, diluenti, catalizzatori) e le stesse polveri di legno possono determinare dermatiti da contatto, con meccanismo che può essere di tipo irritativo (dermatiti irritative da contatto o DIC) o di tipo allergico (dermatiti allergiche da contatto o DAC).

    Dermatiti irritative da contatto (DIC)

    Si tratta di quadri clinici caratterizzati, nei casi semplici, da arrossamenti o fine desquamazione lamellare e, nei casi più gravi, dalla comparsa di vescicole o di bolle.
    Le sedi interessate sono quelle del contatto, quindi mani, in particolare in corrispondenza del palmo, ed avambracci mentre il sintomo peculiare è il bruciore.
    La gravità delle lesioni cutanee è direttamente proporzionale alle caratteristiche della sostanza in questione e alla sua concentrazione.
    Le lesioni possono cronicizzare, se persiste lo stimolo irritativo, e portare ad aumento di spessore della cute con perdita di elasticità ed eventuale formazione di fissurazioni.
    Inoltre, poiché viene alterata la normale funzione di barriera della cute le manifestazioni di tipo irritativo possono rappresentare un terreno favorente lo sviluppo di una dermatite da contatto allergico.

    PATOLOGIE A CARICO DELL’APPARATO RESPIRATORIO

    Gli agenti chimici e le polveri di legno presenti nell’ambiente di lavoro, oltre che per via cutanea, possono penetrare nell’organismo anche attraverso la via inalatoria e quindi determinare effetti patologici a carico dell’apparato respiratorio.
    Analogamente a quanto si verifica nelle dermatiti, anche questi effetti possono essere legati ad un meccanismo di tipo irritativo o di tipo immunoallergico.
    Le manifestazioni più comuni sono rappresentate da rinite, spesso accompagnata da congiuntivite, e da asma bronchiale.

    Rinite e congiuntivite

    La rinite è caratterizzata da starnuti ed ostruzione nasale e si distingue dal banale raffreddoreper essere legata non a episodi stagionali ma all’inalazione di sostanze presentinell’ambiente di lavoro.
    Si accompagna spesso a fenomeni allergici a carico delle mucose congiuntivali quali arrossamento e lacrimazione.

    Asma bronchiale

    Si manifesta clinicamente con crisi parossistiche di difficoltà respiratoria dovuta all’ostruzione delle vie aeree sia per lo spasmo dei bronchi sia per l’abbondante secrezione di muco.
    Le crisi possono durare da alcuni minuti a ore e possono richiedere, in alcuni casi,l’intervento urgente del medico.
    Per la corretta diagnosi, oltre alla storia clinica descritta dal soggetto ed all’esame obiettivo rilevato dal medico, possono rendersi necessari ulteriori accertamenti quali esami della funzione respiratoria e di carattere allergologico.
    Con l’andare del tempo l’asma può cronicizzare, complicarsi con fenomeni bronchitici e portare a quadri di broncopneumopatia cronica.
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    Omicidio Fanella, altri due fermi. Uno è un ex esponente dei Nar
    L'ex cassiere di Gennaro Mokbel era stato freddato a Roma, probabilmente in un tentativo di sequestro. In manette due piemontesi legati al mondo dell'estrema destra. Uno è Egidio Giuliani, citato anche nelle carte della strage di Piazza Fontana. Già detenuto Giovanni Battista Ceniti, ex di casa Pound ferito nell'azione


    di Andrea Palladino | 9 settembre 2014

    Due persone sono state fermate dalla squadra mobile di Roma per l’omicidio di Silvio Fanella, l’ex cassiere di Gennaro Mokbel ucciso il 3 luglio scorso nel quartiere della Camilluccia. Si tratta di due italiani pregiudicati, residenti in Piemonte e gravitanti nel mondo dell’eversione di destra. Uno di loro – fermato dopo un pedinamento nel quartiere Prati della capitale – è un ex appartenente ai Nar, il gruppo eversivo neofascista attivo negli anni ’70. L’ex Nar è Egidio Giuliani, originario di Sora, in provincia di Frosinone, che per anni ha abitato e operato tra Roma e Viterbo. E’ stato fra l’altro compagno di cella di Pierluigi Concutelli, nome di prima grandezza del firmamento “nero”. Il secondo uomo è stato fermato in un appartamento a Novara.

    I due indagati sono sospettati di aver fatto parte del commando che ha tentato di sequestrare Fanella, in un’azione terminata con l’omicidio. Sul posto rimase ferito Giovanni Battista Ceniti, un ragazzo di 29 anni residente a Verbania, esponente di movimenti di estrema destra, militante fino ad un anno e mezzo fa di Casa Pound. L’obiettivo dell’azione – secondo la ricostruzione degli investigatori – era appropriarsi di parte del bottino della truffa “Telecom-Sparkle Fastweb”, considerata dai magistrati romani una delle più gravi della storia criminale italiana.

    Silvio Fanella era ritenuto l’uomo che gestiva i conti correnti segreti e il traffico di diamanti che facevano capo a Gennaro Mokbel. Poche ore dopo l’agguato i carabinieri del Ros individuarono il nascondiglio segreto dell’ex cassiere del gruppo in una casa in provincia di Frosinone, dove hanno ritrovato – nascosti nel sottotetto – diamanti e gioielli per un valore di diversi milioni di euro. Già nel 2012 un altro gruppo proveniente dalla zona di Melfi tentò il rapimento di Fanella, che fallì all’ultimo momento. Per quell’episodio i carabinieri del Ros hanno fermato lo scorso luglio tre persone, attualmente detenute in carcere.

    Il nome di Giuliani è ben noto nelle cronache giudiziarie sulla destra neofascista. Il giudice istruttore Guido Salvini ricorda nella sentenza-ordinanza sulla strage di Piazza Fontana le azioni del gruppo guidato dall’uomo arrestato questa mattina per l’omicidio Fanella. Secondo la testimonianza della sua ex convivente, Laura Lauricella, Egidio Giuliani “nel luglio del 1980 aveva consegnato una grossa partita di esplosivo a due elementi della zona di Latina, Benito Allatta e Silvio Pompei, i quali dovevano fare un “grosso botto”. Nella ricostruzione firmata dal giudice Salvini si aggiungono altri elementi sulla pericolosità dell’esponente dei Nar: “Un altro componente del gruppo, Marco Guerra, dichiarava in seguito che Egidio Giuliani, sin dal 1978, era assai abile sul piano tecnico a confezionare ordigni esplosivi costituiti da tubi di piombo riempiti di polvere da mina e cioè proprio il tipo di ordigno utilizzato per l’attentato al Comune di Milano”.

    Giuliani – dopo una prima incriminazione – venne poi prosciolto dall’accusa di aver fatto esplodere un ordigno davanti al comune di Milano nell’estate del 1980. L’ex Nar aveva contatti anche con la malavita organizzata, soprattutto in ambito romano, come ha ricostruito Salvini. Il “gruppo Giuliani” era ritenuto una sorta di crocevia “tra il gruppo di Gilberto Cavallini, il gruppo di Costruiamo l’azione, (erede della vecchia struttura di Ordine Nuovo e guidata da Paolo Signorelli) e la malavita comune, distinguendosi per i suoi compiti spiccatamente logistici e di supporto, quasi si trattasse di una struttura di servizio per più realtà”.
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    Delitto Garlasco, nuovo test Dna per Alberto Stasi dopo il rinnovo dell’istruttoria
    Una volta elaborato il profilo genetico del ragazzo, sarà possibile compararlo con le tracce di cromosoma y rintracciate sulle unghie di Chiara Poggi. Infine, sia nel caso di compatibilità sia nel caso di non compatibilità, si terrà una nuova riunione tra periti e consulenti per valutare l’attendibilità della comparazione

    di Redazione Il Fatto Quotidiano | 8 settembre 2014
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    Nuovo prelievo del Dna per Alberto Stasi, il fidanzato della 27enne uccisa il 13 agosto 2007 nella sua casa a Garlasco Chiara Poggi. Il ragazzo è stato convocato dai periti nominati dai giudici di Milano nell’ambito della rinnovazione dell’istruttoria, e ha acconsentito al tampone salivare in vista della comparazione con le tracce trovate sulle unghie della ragazza. Già nei giorni successivi al delitto, l’ex studente bocconiano, spontaneamente, si era sottoposto al prelievo del Dna, stavolta richiesto dagli esperti dopo che lo scorso 30 aprile i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano hanno disposto accertamenti e nuove perizie. Nonostante nel novembre 2007 l’analisi da parte del Ris di Parma avesse escluso che sotto le unghie ci fosse materiale organico diverso da quello della vittima, un nuovo esame ha portato all’individuazione di tracce di cromosoma y, quello maschile, su alcuni frammenti delle unghie (nove in tutto) di Chiara.

    Vista l’esiguità del materiale, secondo i periti sembrerebbe difficile riuscire a estrarre un profilo di Dna completo da poter confrontare con quello dell’unico imputato. Solo tra qualche giorno si saprà se sarà possibile effettuare una comparazione tra il materiale genetico trovato sulle unghie di Chiara e quello di Stasi. Se ciò sarà possibile l‘esito degli approfondimenti genetici verrà depositato ai giudici milanesi entro il 22 settembre. Infine, sia nel caso di compatibilità sia nel caso di non compatibilità, si terrà una nuova riunione tra periti e consulenti per valutare l’attendibilità della comparazione.
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    Delitto Garlasco, “trovato dna maschile sotto le unghie di Chiara Poggi”
    E' il risultato degli esami disposti dalla Corte d'assise d'appello di Milano nel processo di secondo grado a carico di Alberto Stasi per l'omicidio della fidanza

    di Redazione Il Fatto Quotidiano
    Alberto-Stasi

    Tracce di cromosoma Y, quello maschile, sono state individuate sotto piccoli pezzi di due unghie di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Sono gli esiti degli esami genetici sui reperti ungueali disposti dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano nel nuovo processo di secondo grado a carico di Alberto Stasi. Processo in cui alla fine dello scorso aprile i giudici hanno riaperto l’istruttoria dibattimentale e nominato quattro periti dando loro tempo fino al 22 settembre per depositare le conclusioni di delicati approfondimenti tecnici.

    Da quanto ha appreso l’Ansa, mentre è rimasto senza esito l’esame per ricavare il dna mitocondriale dal bulbo e dal fusto di un capello corto castano chiaro trovato nel palmo della mano sinistra della ragazza, le prime analisi dei margini ungueali hanno invece dato risultati ritenuti molto significativi e che potrebbero portare a una svolta. Gli esperti, dopo aver estratto da quei piccoli pezzi di unghie materiale sufficiente per le analisi, sono riusciti a individuare tracce di cromosoma Y (la procedura è stata effettuata tre volte e ha dato lo stesso esito). Ora, come prevede il protocollo, i periti dei giudici e i consulenti di parte dovranno valutare nel contraddittorio se quelle tracce sono leggibili distintamente. E se così fosse, dovranno procedere per il confronto con il cromosoma Y del Dna di Stasi. Comunque sia, questi accertamenti dovrebbero restringere il campo stabilendo che a uccidere Chiara, che si sarebbe anche difesa, è stato un uomo.

    Potrebbe invece essere chiesto di posticipare, rispetto ai tempi fissati dalla Corte, la consegna dei risultati del cosiddetto esame della camminata con il quale si sta riproducendo, nei limiti del possibile, quella che fece Stasi quando scoprì il cadavere della fidanzata. Esame che ha lo scopo di capire come mai sulle suole delle scarpe indossate quel giorno dall’ex studente bocconiano, e consegnate agli inquirenti la mattina dopo il delitto, non è stata trovata alcuna traccia di sangue.

    Intanto il sostituto pg di Milano Laura Barbaini, il rappresentante dell’accusa, a luglio ha delegato i carabinieri di Vigevano e il Gico della Gdf, per svolgere indagini supplementari. Da quanto si è appreso sono stati convocati una serie di testimoni, tra cui l’amico fraterno di Stasi, Alberto Panzarasa (avrebbe risposto con parecchi non ricordo spiegando che sono trascorsi sette anni) e sono stati effettuati una serie di accertamenti sulla bici nera da donna degli Stasi, mai sequestrata durante l’inchiesta della Procura di Vigevano, e ora acquisita dalla Corte d’Assise d’Appello. Accertamenti che, sempre secondo indiscrezioni, sono in linea con quelli fatti dal legale dei Poggi, l’avvocato Gianluigi Tizzoni perché riguarderebbero i pedali, con però approfondimenti ulteriori relativi al sellino.
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    Turchia, camperista italiano ucciso a coltellate. Ferita la moglie. “Fermato il killer"
    Giorgio Bozzo, 70 anni, di Genova, è stato freddato con colpi di pugnale, venerdì notte scorsa nei pressi di Trebisonda, da due persone entrate nel suo camper. I responsabili dell’aggressione - scrivono i media turchi - sono già stati individuati e fermati

    di Redazione Il Fatto Quotidiano | 7 settembre 2014

    Un campeggiatore italiano, Giorgio Bozzo, 70 anni, di Genova, è stato ucciso con colpi di pugnale, venerdì notte scorsa, in Turchia, nei pressi di Trebisonda, da due persone entrate nel suo camper, parcheggiato nel piazzale di un ristorante dove si era fermato a pernottare. La moglie Rita è stata ferita, non gravemente. I responsabili dell’aggressione – scrivono i media turchi – sono già stati individuati e fermati. Uno di loro sarebbe un tossicodipendente. La notizia è stata confermata dalla Farnesina.

    Il caso è stato seguito dal consolato di Istanbul, in coordinamento con l’ambasciata italiana di Ankara – ha riferito la Farnesina – precisando che è stata contattata la famiglia e predisposta tutta l’assistenza necessaria. La Federcampeggio della Lombardia ha ricevuto oggi un messaggio di condoglianze da parte di Erdal Otugen, presidente della federazione turca dei campeggiatori (Ukkf). “Abbiamo saputo in questo modo di quanto successo”, ha riferito il presidente Adriano Cremonte. Da quanto è emerso, i coniugi Bosso viaggiavamo con altri turisti italiani divisi in sei camper.
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    Albert Fish albert-fish-serial-killer

    Nome Completo: Hamilton Howard "Albert" Fish

    Soprannome: Il Vampiro di Brooklyn

    Nato il: 19 maggio 1870

    Morto il: 16 gennaio 1936

    Arrestato il: 13 dicembre 1934

    Vittime Accertate: 3

    Modus Operandi: Rapiva, violentava, torturava, uccideva, squartava e mangiava bambini e ragazzini.


    Il Vampiro di Brooklyn, così era soprannominato per le sue gesta Albert Fish, uno dei peggiori serial killer americani mai esistiti (se non il peggiore in assoluto), che diffuse il terrore in tutti gli Stati Uniti d'America di inizio XX secolo, mutilando, torturando e mangiando le sue giovani vittime.

    Pedofilo, cannibale e assolutamente senza alcuna pietà oltre che fortemente instabile di mente, asserì che come un angelo aveva fermato la mano di Abramo un attimo prima che uccidesse suo figlio, così qualcuno avrebbe dovuto fermare lui. E se nessun angelo ancora ci aveva provato, era evidente che le sue azioni erano ben volute dal Signore, e che forse egli era un messia.


    Albert Fish: l'infanzia e la famiglia

    Albert Fish nasce come Hamilton Howard Fish il 19 maggio 1870 a Washington D.C (sotto il segno zodiacale del Toro), in una famiglia fortemente disagiata.

    Della sua famiglia, uno zio paterno soffriva di una psicosi religiosa e morì in ospedale, un fratello fece la stessa fine, il fratello più giovane soffriva di idrocefalea e morì in poco tempo, un altro fratello era affetto da alcolismo cronico, una sorella aveva una sorta di malattia mentale. La madre soffriva di allucinazioni, mentre una zia paterna era completamente pazza.

    Albert, com'era chiamato in casa, cresce quindi in un ambiente decisamente poco sano, e da qui hanno inizio le sue ossessioni per il peccato e per l’espiazione mediante il dolore.

    La sua è un'infanzia che definire "travagliata" è quindi poco, e dopo la morte del padre finisce in orfanotrofio, dove restarà per anni nell'attesa (vana) che qualcuno lo adotti. Una volta uscito dall’orfanotrofio, riesce a mantenersi con lavoretti saltuari e nel 1898 sposa una ragazza di diciannove anni, dalla quale ha sei figli.

    Gli Omicidi
    Esattamente diciannove anni dopo, la moglie lo lascia per un ragazzo più giovane, uno studente, e Fish rimane solo con i suoi figli.
    Si pensa che egli abbia commesso il suo primo omicidio nel 1910, uccidendo un uomo, ma è solo in seguito all’abbandono della moglie che Albert Fish ha cominciato la sua attività di serial killer ai danni di bambini.
    Egli stesso ha ammesso di averne molestati più di quattrocento.

    Il 25 maggio del 1928, un giovane diciottenne, Edward Budd, decise di inserire un'inserzione sul New York World, per cercare un'occupazione così da sopperire alla condizione di povertà in cui si trovava la sua famiglia. Il lunedì successivo all'inserzione domenicale, al cospetto della signora Delia Budd, apparve un uomo anziano, con i capelli grigi e dei lunghi baffi, che si presentò come Frank Howard.
    Sabato 2 giugno si prospettava una stupenda giornata per il giovane Edward, ma l'uomo non si fece vedere. Mandò una lettera scritta a mano con la quale spiegava che aveva avuto degli impegni improvvisi.
    Il giorno dopo, verso le undici di mattina, Frank Howard giunse a casa di Edward portando in dono un cesto di fragole e del formaggio. Delia Budd lo convinse a rimanere per pranzo, così suo marito, Albert Budd, avrebbe avuto l'opportunità di conoscerlo. Frank accettò l'invito e rimase a mangiare.
    L'anziano signore fece un'ottima impressione all'intera famiglia, per i suoi modi gentili, per il suo linguaggio e il suo portamento. A un certo punto, entrò nella sala da pranzo la figlia della signora Budd, Grace, di 10 anni. Frank Howard si lasciò sfuggire qualche complimento, e le donò 50 centesimi per comprare le caramelle. La invitò poi ad andare con lui alla festa di compleanno del figlio di sua sorella, promettendo ai genitori che l'avrebbe riportata a casa alle nove di sera e che si sarebbe preso cura di lei. I Budd s’informarono sul luogo in cui la figlia sarebbe dovuta andare e si convinsero a lasciarla in custodia a Howard. Non ebbero più notizie di Grace. Frank Howard, in realtà, era Albert Fish.
    Questo è forse l’episodio più famoso della sua carriera deviante, soprattutto per la lettera che successivamente egli mandò alla povera signora Budd.

    Eccone un piccolo stralcio:
    "Mia cara signora Budd,
    Nel 1894 io e un mio amico decidemmo di andare in Cina e salpammo da San Francisco diretti a Hong Kong. A quel tempo esisteva molta carestia in Cina, c'era la fame e la povertà dilagava. Per mangiare qualsiasi cosa il prezzo variava da 1 a 3$. La gente soleva vendere i propri bambini sotto i 12 anni per comprarsi un po' di cibo. Un ragazzo o una ragazza sotto i 14 anni non erano sicuri in strada. Tu potevi andare in un negozio a chiedere della carne, e specificatamente ti tagliavano la parte di un corpo di un bambino o una bambina che desideravi. Le parti del corpo più gustose erano persino maggiorate di prezzo.
    Il mio amico John stette così a lungo che ci prese gusto nel mangiare carne umana. Quando tornò a New York rapì due ragazzi, uno di 7 e l'altro di 11 anni. Li portò nella sua abitazione, spogliò i loro corpi e li rinchiuse in un ripostiglio. In seguito bruciò tutto. Spesso li torturava giorno e notte, così che la loro carne diventasse buona e tenera.
    Dapprima uccise il bambino di 11 anni, perchè aveva il sedere più grasso e sicuramente c'era molto da mangiare. Ogni parte del suo corpo fu cucinata e mangiata eccetto la testa, le ossa e gli intestini. Fu arrostito, bollito, cotto alla griglia, fritto e cotto a stufato. Il più piccolo fece la stessa fine. A quel tempo ero il suo vicino di casa, mi aveva parlato del gusto di questa carne, ed ero tentato di provarla.
    Quella domenica del 3 giugno 1928, vi chiamai e vi portai dei doni. Mangiammo il pranzo e Grace mi baciò. Fu in quel momento che mi venne voglia di mangiarla.
    Col pretesto di portarla a una festa di compleanno, dopo aver chiesto il tuo permesso, la portai in un'abitazione vuota a WestChester che avevo già acquistato. Quando arrivammo, la bambina rimase fuori a raccogliere dei fiori, mentre io andai al piano di sopra per togliermi i vestiti. Non volevo sporcarmeli di sangue.
    Quando fu tutto pronto, andai alla finestra e la chiamai. Mi nascosi nel ripostiglio mentre lei era in camera, uscii fuori e quando lei mi vide nudo cominciò a gridare e cercare di scappare. Io la presi e lei disse che avrebbe detto tutto a sua madre.
    Prima la spogliai con difficoltà, continuava a tirarmi calci, mordere e sputare. Ho dovuto soffocarla per ucciderla, poi la tagliai in piccoli pezzi così da poter portare il cibo nelle mie stanze, cucinare e mangiare. Che dolce che era il suo tenero sedere arrostito. Mi ci sono voluti 9 giorni per mangiare interamente il suo corpo. Non l'ho violentata, volevo che morisse vergine."

    Fu proprio grazie a quella lettera che Albert Fish venne catturato.

    La cattura
    Sulla lettera c'era un emblema particolare, piccolo ed esagonale con scritto N.Y.P.C.B.A. (New York Private Chaffeur's Benevolent Association); con la collaborazione del presidente dell'associazione venne fatta una perizia grafologica su tutti i membri. Il giovane custode dell’edificio ammise di aver preso un paio di fogli di carta da lettera e delle buste. Aveva lasciato la cancelleria nella locanda in cui abitava al numero 200 East della 52esima strada. La locandiera fu scioccata quando le fu data la descrizione di Frank Howard, e affermò che l’uomo aveva vissuto lì per ben due mesi e che passava ancora regolarmente dalla locanda a ritirare le lettere che un suo figlio gli recapitava a quell’indirizzo.
    Fu semplice in seguito rimanere in attesa che arrivasse una lettera, e attendere che Fish andasse a richiederla.
    Era il tredici dicembre del 1934.

    Prigionia e Sentenza
    In carcere, Fish descrisse con dovizia di particolari molti degli omicidi da lui perpetrati, come quello di Francis MacDonnell, rapito nel giugno del 1924 mentre giocava nel giardino di casa. Il suo corpo fu trovato in un bosco: era stato picchiato violentemente e strangolato con le sue stesse bretelle, dopo essere stato denudato. Non provando alcun rimorso, Fish descrisse come avesse prelevato dal suo corpo le orecchie e il naso, per mangiarle, e di come le avesse gustate una volta arrivato a casa, cocendole in pentola con carote, cipolle, sale e pepe, e arricchendo il tutto con un po’ di bacon.
    Fish soffriva anche di una grave forma di masochismo. Raccontò che gli piaceva farsi picchiare, a volte dai suoi stessi figli. Era solito conficcarsi aghi nello scroto e nella zona circostante l’ano, che a volte non riusciva più a tirar via. Nel suo corpo furono trovati ben ventinove aghi di varia lunghezza.
    Durante il processo si cercò di dimostrare la sua infermità mentale, ma egli fu ugualmente condannato a morte mediante sedia elettrica.
    Il sedici gennaio del 1936 la pena fu eseguita.
    Albert Fish aiutò i suoi carcerieri a stringere le fibbie della sedia, ed esclamò che la scossa suprema era l’unica cosa che non avesse ancora provato.
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