SCHIZOFRENIA

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  1. Giumas
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    La schizofrenia colpisce circa l’1% della popolazione mondiale e consiste in un disturbo psichico che comporta disfunzioni cognitive, comportamentali ed emotive. Il termine ha origine greca ed è un composto di σχίζω (dividere) e φρήν (cervello), traducibile come “divisione del cervello”. A differenza di come si potrebbe intuire non ha molto a che fare con il disturbo della personalità multipla, ma si riferisce piuttosto alla suddivisione delle funzioni mentali.
    Lasciando da parte eccezioni come John Nash, i malati hanno un’intelligenza inferiore alla media già prima di manifestare i primi sintomi e vanno incontro ad un ulteriore declino del quoziente intellettivo una volta che la malattia diventa conclamata. Questo accade solitamente tra i 20 e i 28 anni per i maschi e tra i 26 e i 32 anni per le femmine, l’esordio in altre fasce d’età è da considerare raro. La schizofrenia si verifica 1,4 volte più frequentemente nei maschi rispetto alle femmine e di solito appare prima nei primi.
    Il rischio maggiore di sviluppare la schizofrenia si ha in presenza di un parente di primo grado con la malattia (6,5% di probabilità). Più del 40% dei gemelli omozigoti di pazienti con schizofrenia sono anch'essi colpiti. È probabile che molti geni siano coinvolti, ciascuno con piccoli effetti e con meccanismi di trasmissione e di espressione ancora da specificare.
    Nonostante i fattori ambientali non sono mai la principale causa di insorgenza della schizofrenia, vari studi hanno dimostrato che vivere in un ambiente urbanizzato, durante l'infanzia o in età adulta, è correlato a un rischio doppio di sviluppare schizofrenia.
    Altri fattori che giocano un ruolo molto importante sono l'isolamento sociale e le avversità sociali dovute all'immigrazione, la discriminazione razziale, problematiche familiari, la disoccupazione e condizioni abitative precarie. Una ricerca del 2010 ha stabilito che circa due terzi dei pazienti con schizofrenia avevano sperimentato eventi di violenza fisica e/o sessuale durante la loro infanzia.
    Il criterio DSM classifica cinque forme di schizofrenia:
    tipo catatonico: dove sono evidenti macroscopici disturbi psicomotori, come ad esempio lo stupore catatonico, rigidità o flessibilità anomale del tono muscolare
    tipo disorganizzato (o ebefrenico): l'appiattimento affettivo (chiusura in sé, disinteresse ecc.) è presente insieme alla disorganizzazione del pensiero e ad eventuali disordini del comportamento
    tipo paranoide: i sintomi principali sono idee fisse (deliri) che includono allucinazioni, ma possono essere assenti i disturbi/disorganizzazione del pensiero o comportamento e appiattimento affettivo. Esordio tardivo ma quasi sempre acuto.
    tipo residuo: viene definita così una forma dove i sintomi positivi (psicotici ma non paranoidi) sono presenti ma hanno bassa intensità, mentre quelli negativi sono significativi. Spesso compare come esito di un disturbo psichico maggiore (es: episodio schizofrenico acuto, depressione maggiore)
    tipo indifferenziato: presenza di sintomi positivi non strutturati secondo i criteri delle precedenti forme.
    Come abbiamo precedentemente notato, i sintomi della schizofrenia vengono suddivisi in tre categorie: “positivi”, “negativi” e “cognitivi”. In genere i positivi(i più noti) implicano eventi che superano l’esperienza normale, mentre quelli negativi connotano una deprivazione di quest’ultima. I sintomi cognitivi (o di disorganizzazione del pensiero) si riferiscono invece alla difficoltà di sviluppare una conversazione coerente, di mantenere l’attenzione e di formulare pensieri astratti. Gli ultimi due sintomi sono meno drammatici dei primi ma più deleteri. Comprendono un insieme di atteggiamenti denominati come “le quattro A”: Autismo, Ambivalenza, Affettività compromessa (caratterizzata dalla mimica facciale inespressiva) e Associazione debole.
    Altri sintomi comprendono l’apatia e il disinteresse, i quali posso provocare attriti tra i malati e le rispettive famiglie, che spesso interpretano questi atteggiamenti come segni di pigrizia e non come manifestazioni patologiche.
    Le cure farmacologiche si sono focalizzate per decenni su un unico neurotrasmettitore considerato il responsabile della malattia, ovvero la dopamina. In seguito si è però scoperto che l’alterazione nei livelli di dopamina non è l’unica parte della vicenda e che molti pazienti rivelano una scarsità nei livelli di un altro neurotrasmettitore: il glutammato. Il glutammato, a differenza della dopamina, è essenziale praticamente in tutte le regioni cerebrali ed è per questo che la schizofrenia colpisce tutte le zone del cervello.
    La schizofrenia, oltre ad avere un elevato costo sanitario, lo ha anche dal punto di vista sociale, rendendo quasi sempre difficile l’integrazione sociale. I malati mostrano anche una maggiore inclinazione all’abuso di sostanze, infatti più del 90% dei soggetti sintomatici fuma sigarette in quantità elevata e metà di essi abusa di alcool. La popolazione schizofrenica non mostra una frequenza di comportamenti violenti superiore al resto della popolazione e il 10% circa si suicida ( spesso nelle primissime fasi della malattia). Spesso i malati collezionano ossessivamente articoli, fotografie e altri oggetti apparentemente privi di interessi ma nei quali loro trovano significati nascosti.

    “Schizophrenia cannot be understood without understanding despair.”
    ― R.D. Laing

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    Percepire i frammenti di un'immagine come parte di un tutto per un malato di schizofrenia può essere molto difficile. Osservando una sequenza di immagini come quella in alto, i soggetti normali capiscono immediatamente che si tratta dello stesso orologio da polso; al contrario, gli individui schizofrenici non riescono a compiere rapidamente la deduzione. Questa incapacità è uno dei sintomi che non sono ancora stati chiariti dall'ipotesi di uno squilibrio nella concentrazione di dopamina, ed è un sintomo che non è ancora possibile far regredire con le terapie attualmente disponibili.
     
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8 replies since 27/12/2017, 13:39   289 views
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