Erzsébet Báthory

La contessa sanguinaria

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    Erzsébet Báthory nasce ai piedi dei Carpazi, nel 1560, da Gyrögy e Anna Báthory. In questo periodo l'Ungheria e la Romania sono sconvolte da sanguinose guerre: da una parte gli Asburgo e, dall'altra parte, i turchi ottomani, spingono per conquistare i territori di queste due nazioni.
    I Báthory decidono quindi di trasferirsi in Transilvania, dove lo zio della neonata, un uomo violento e selvaggio, č il Principe. Il Principe Transilvano non č l'unico Báthory fuori dal comune: il fratello di Erzsébet č un maniaco sessuale inarrestabile, nessuna donna o bambina č al sicuro nei suoi pressi; sua zia č stata incarcerata perché strega e lesbica, un altro zio č un alchimista e un adoratore del demonio. Come se non bastasse, la balia, alla quale viene affidata la Contessina, č dedita alla magia nera, e si dice utilizzi sangue e ossa di bambini per fare degli incantesimi.

    Erzsébet non č una bambina facile, né la vita č facile per lei: la giovane soffre di convulsioni, di scatti d'ira e di attacchi di epilessia. Con l'adolescenza si dimostrerŕ anche promiscua, tanto che, a 14 anni, resta incinta di un contadino.
    Tutti questi sintomi, considerato il fatto che la malattia mentale non č una raritŕ tra i Báthory, portano facilmente a presupporre che in Erzsébet sia nato giŕ con qualche disturbo al cervello.

    All'etŕ di 15, Erzsébet č costretta a sposare il Conte Ferencz Nádasdy, il piů grande guerriero nazionale, spesso costretto a stare via di casa.
    Durante una delle tante assenze del marito, su consiglio della sua balia, la giovane Contessa si avvicina alla magia nera. Tanto per iniziare, si procura subito una pergamena fatta di amnio (= la membrana che protegge i bambini nell'addome della madre), sulla quale c'č scritto con il sangue un incantesimo del dio Isten. L'incantesimo promette salute, lunga vita e protezione: i nemici del seguace di Isten verranno aggrediti e uccisi da un "esercito" di 99 gatti. Erzsébet non si separerŕ mai da questa pergamena.

    Poco tempo dopo, la Contessa si trasferisce al castello di Sarvar, nel quale sfoga i propri impulsi violenti sui propri servitori. Nel 1600, non č cosa rara che gli aristocratici prendano a bastonate o addirittura uccidano i servi che hanno sbagliato. Molto probabilmente questa cosa non č stata molto d'aiuto per la sanitŕ mentale di Erzsébet.

    Non si sa bene se Nádasdy fosse complice della moglie o se tollerasse le sue stranezze, ma č sicuro che sia stato lui a insegnarle molti trucchi del "mestiere".
    Anche Nádasdy, come ogni aristocratico, č molto violento con la servitů: il suo metodo punitivo preferito č quello di cospargere i servi di miele, e di lasciarli legati a un muro, mentre vengono mangiati dalle api. Ma non č l'unico tipo di tortura che l'uomo insegnerŕ alla moglie: le spiega anche come far morire congelata una persona, tenendola nuda all'aperto, d'inverno, versandogli continuamente dell'acqua fredda addosso.
    Per dimostrare il suo amore, Nádasdy, manda alla moglie gli incantesimi e le magie che impara quando č in battaglia in terre lontane e la Contessa, in cambio, tiene con lui una fitta corrispondenza, nella quale gli confida tutti i rituali e le nefandezze che compie nel castello in sua assenza.

    Nonostante queste "particolari smancerie", la coppia non č fedele. Erzsébet ha innumerevoli amanti, anche se preferisce di gran lunga il sesso lesbico.

    Ben presto la Contessa forma un vero e proprio entourage di esperti in magia, alchimia e stregoneria. Vivono nel castello e le insegnano le loro arti. Tra essi vi č un nobile dalla pelle pallida e dai capelli lunghi e scuri, che pratica il vampirismo.

    Nel 1601 Nádasdy si ammala, perde una gamba per cancrena e, dopo 3 anni passati nel proprio letto, muore, lasciando vedova la Contessa 44enne. La donna si trasferisce nei possedimenti di Vienna ma, colta dalla noia, decide di tornare alle sue torture in Ungheria.
    In questo periodo, donne giovani e bambini cominciano a scomparire dai villaggi. I parenti non sanno cosa fare, né a chi rivolgersi: tutti hanno notato lo stemma di Nádasdy sulla carrozza che si č portata via i loro cari, ma puntare il dito contro un nobile potrebbe causargli molti guai.
    Anno dopo anno, continuano i rapimenti e i villici sono costretti a stare a guardare: č ancora vivo il ricordo di una rivolta del 1524, sedata con il sangue dai nobili. Ahimč il loro destino č subire in silenzio il voleri dei nobili, anche di quelli pazzi.

    Erzsébet adesca le ragazze con la scusa di prenderle in servitů al castello, poi le sbatte nelle celle dei sotterranei. Le sventurate vengono picchiate ripetutamente, fino a che i loro corpi non si gonfiano. Spesso la Contessa non si limita ad assistere, ma č lei stessa a infierire sulle giovani vittime. Ogni volta che i vestiti si sporcano troppo di sangue, le fa cambiare, poi ricomincia con le botte. I corpi gonfi vengono poi tagliati con dei rasoi e lasciati sanguinare a morte. Alle piů sfortunate vengono cicatrizzate le ferite con il fuoco, allungando cosě le loro sofferenze per molti altri giorni.
    Ad alcune vittime viene cucita la bocca, altre vengono costrette a mangiare la propria carne, ad altre ancora viene dato fuoco ai genitali.
    Quando la Contessa deve viaggiare, esige che una delle sue prigioniere segga al suo fianco sulla carrozza, sopra un sedile di aghi, mentre, quando č costretta a letto da una malattia, le vittime sono costrette a prendersi cura di lei. In cambio ricevono morsi, sputi e pugni.

    Comunemente a tutti i serial killer, anche Erzsébet Báthory, con il tempo diventa piů stupida e arrogante: assalita da delirio di onnipotenza e senso di sfida, comincia a osare di piů, incombendo ben presto in errori madornali che le saranno letali.
    Erzsébet comincia infatti a rapire le figlie di altre famiglie nobili, la maggior parte delle quali non passa i 12 anni di etŕ.
    La Contessa si offre di insegnare la grazie e l'educazione alle giovani nobili e, quando queste arrivano al castello, sceglie quali rinchiudere e quali rimandare a casa.
    Dopo un omicidio che la Báthory cerca di far passare come suicidio, le autoritŕ decidono di muoversi.

    Č il Natale del 1610, Mathias II, Re di Ungheria, č turbato. Gli č giunta voce che, presso il castello arroccato di Csejthe, vengono tenute prigioniere delle ragazze. Forse vengono addirittura torturate e uccise. Č una grande occasione per il Re: deve molti soldi alla Contessa Báthory, soldi che aveva preso in prestito da Nádasdy e che adesso la Contessa richiede indietro con insistenza. Tuttavia č davvero pericoloso mettersi contro la Contessa. Suo marito č stato nominato "Eroe Nero" dell'Ungheria, per il suo eroismo contro gli invasori turchi, suo zio invece č stato Re della Polonia e Principe della Transilvania. Erzsébet ha anche amicizie con Cardinali, Principi e Re, ed č la cugina del Primo Ministro, Thurzo. Se dovesse scoprire le intenzioni del Re, diventerebbe sicuramente un pericoloso nemico politico ma, d'altra parte, č necessario scoprire se le voci sono vere.
    Perciň il Re, dopo aver vagliato tutte le possibilitŕ, decide di organizzare una missione segreta: raduna una squadra di uomini di fiducia e li manda a ispezionare il castello, con l'ordine di non farsi scoprire e di beccare la Contessa con le mani nel sacco.

    Nei sotterranei ci sono diverse prigioni, nelle quali sono rinchiusi donne e bambini, la maggior parte dei quali porta i segni e le cicatrici di numerose emorragie. Oggi perň č il giorno fortunato di quei pochi prigionieri sani, perché i soldati aprono le celle senza fatica e li conducono fuori dal castello, verso la libertŕ.
    Temprata dall'azione di salvataggio, la squadra del Re torna all'interno del maniero, sale ai piani alti, e si lancia alla ricerca della donna responsabile di queste atrocitŕ.

    La Contessa perň non c'č, ha scoperto tutto ed č fuggita, ma la sua cattura sarŕ questione di pochi giorni.
    In attesa del processo, Erzsébet Báthory viene rinchiusa in una sua residenza, controllata da un piccolo esercito. Non presenzierŕ nemmeno al processo, dichiarando che quelle avvenute nel castello sono tutte morti naturali, e che lei non puň essere responsabile di azioni della natura.

    Qualche giorno dopo la cattura, gli ufficiali giudiziari si presentano al castello di Csejthe per fare i sopralluoghi del caso, e per raccogliere tutte le prove che potrebbero risultare utili in sede di processo.
    Non sarŕ un'ispezione difficile: in diverse stanze vengono ritrovate ossa e resti umani, nella camera della Contessa ci sono i vestiti e gli effetti personali di alcune ragazze scomparse. Nei sotterranei ci sono cadaveri ovunque, privati degli occhi e delle braccia, nel camino c'č un corpo annerito e non completamente bruciato. Nei dintorni del castello vengono disseppelliti molti corpi. In giardino, nel recinto dei cani, vengono trovati altri resti umani, con i quali gli animali si nutrivano.

    Il processo comincia il 2 gennaio 1611, presieduto da ventuno giudici. Si susseguono moltissimi testimoni, anche 35 al giorno, soprattutto parenti delle vittime.
    A tutti i servitori di Erzsébet vengono poste le stesse domande, riguardo alla provenienza delle vittime, ai metodi di tortura e al coinvolgimento della Contessa.
    Ficzko, un nano che lavora per la Báthory da 16 anni, dichiara di essere stato assunto con la forza. L'uomo non ricorda il numero preciso delle donne che ha contribuito ad uccidere, ma ricorda il numero delle ragazzine: 37.Erano state adescate in paese con la scusa di un lavoro al castello e, se per caso rifiutavano, venivano prese con la forza. La Contessa le faceva legare e le pugnalava con aghi e forbici. Il nano racconta le piů agghiaccianti torture, come le donne uccise a frustate, a volte ne servivano fino a 200, se non di piů, o le donne uccise tagliando loro le dita e le vene con delle cesoie.

    Ilona Joo, la balia di Erzsébet Báthory, ammette di aver ucciso circa 50 ragazze, infilando degli attizzatoi incandescenti nella loro bocca e nel loro naso. La "padrona" invece preferiva infilare le dita nella bocca delle ragazze e tirare, fino allo strappo della pelle, oppure dare fuoco alle loro gambe dopo averle cosparse di olio, oppure ancora tagliare con delle cesoie la pelle fra le dita. Se una ragazza moriva prima di quando la Contessa desiderasse, i servitori maschi erano costretti a mangiarla.
    Darko, un altro servitore di fiducia, confessa che la Báthory usava anche applicare alle vittime delle scarpe di ferro bollente. Alcune delle ragazze rapite venivano messe all'ingrasso, perché la Contessa era convinta che in questo modo il loro sangue sarebbe aumentato. C'erano anche le favorite di Erzsébet, costrette ai trattamenti peggiori: tagliarsi da sole le braccia, essere rinchiuse in una cassa piena di spunzoni..e via dicendo.
    Le testimonianze continuano, una dopo l'altra, sempre piů sconvolgenti e mostruose, soprattutto quelle raccontate dai superstiti, molti dei quali segnati a vita.

    Non si sa per certo a quanto ammonti il conto delle vittime della Contessa Sanguinaria. Il Re in una lettera al Primo Ministro dice 300, sui diari di Erzsébet Báthory sono annotati i nomi di circa 650 persone, ma sembra incredibile che la Contessa abbia annotato una per una le proprie vittime. I Giudici, basandosi sui resti umani trovati al castello, decidono di condannare lei e i suoi complici "solo" per 80 omicidi.

    Per la "legge del taglione", molto in voga fino al ‘700, i complici della Contessa vengono sottoposti a torture, non molto differenti da quelle inflitte alle giovani vittime: ad alcuni vengono strappati gli occhi, ad altri le dita, alcuni vengono seppelliti vivi, altri ancora vengono decapitati o bruciati vivi.
    Ben piů difficoltosa sarŕ la scelta della pena per la Contessa.

    Il Primo Ministro Thurzo che, come giŕ detto, č anche il cugino di Erzsébet, insiste nel sostenere che la donna non fosse capace di intendere e di volere, che non avesse la capacitŕ di controllare la propria rabbia.
    Cosě, salvata dalle sue origini nobiliari, Erzsébet Báthory viene imprigionata a vita in un'ala del suo castello a Cahtice. Confinata nelle sue stanze, privata della sua magica pergamena di Isten e di tutti gli incantesimi, con gli ingressi e le finestre murate, salvo piccole fenditure per il cibo e l'aria, la Contessa dura ben poco. Tre anni dopo il confino, nell'estate del 1614, la 54enne Erzsébet muore, le guardie se ne accorgono il giorno dopo, notando che i piatti della cena non sono stati toccati.
     
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