Tecniche di interrogatorio

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    Scusa se mi sento di dissentire o se sembro pignolo, ma le "prove" non sono per nulla oggettive in assoluto anzi, hanno un margine di errore molto più alto di quanto si possa pensare, anche le corrispondenze di impronte digitali o la prove del DNA. Si potrebbe pensare che il loro essere condotti secondo un criterio scientifico molto preciso li renda quasi infallibili, che esistono solo casi eccezionali dove questi esami non sono affidabili, però la verità è ben altra e questa dilagante convinzione, dovuta ad un grande analfabetismo numerico, ha drastiche conseguenze anche e soprattutto a livello giudiziario.


    Vorrei ora prendere in considerazione l'esame delle impronte digitali. Tale esame fu posto sotto basi scientifiche per la prima volta da Sir Francis Galton nell'800. Egli, studiando gli archi, le spirali e i cappi da cui le impronte sono formate stimò che ci fosse circa una probabilità su 64 miliardi che due impronte fossero identiche. Il problema di tale esame è proprio qui: Galton aveva considerato ogni singolo punto di similarità, che sono circa tra i 35 e i 50, per il calcolo della sua stima, ma nella realtà non è mai così dato che normalmente le impronte rinvenute su una scena del crimine sono sia incomplete (il confronto non può essere completo ma solo frammentario) sia latenti (spesso bisogna trattarle con reagenti chimici o illuminarle con raggi ultravioletti per poterle vedere abbastanza bene) ed è impossibile individuare tutti quei punti. Si pensi che in Italia una impronta è ammissibile quando ci sono tra le 8 e le 16 corrispondenze tra questi punti mentre in Inghilterra neppure si guarda alle corrispondenze ma solo ad una impressione globale di concordanza. Nel 1998 il Federal Bureau of Investigation effettuò un controllo del tutto nuovo sulla attendibilità delle impronte digitali: Byron Mitchell (condannato per aver guidato una macchina dopo un colpo in Pennsylvania nel 1991) presentò ricorso in appello e le prove a suo carico era due impronte latenti rinvenute sul volante e sul cambio della macchina. L'FBI, per vedere quanto fosse attendibile la classica tecnica delle impronte digitali, inviò nuovamente i campioni a 53 laboratori legali dello Stato. Solo 35 risposero, di cui 8 trovarono che la seconda impronta non corrispondeva e 6 che la prima impronta non corrispondeva. Il test diede, in media, un esito negativo una volta su 5. Un risultato così sconcertante che l'American National Institute of Justice finanziò uno studio più approfondito. Per più di un secolo quindi si è presa per buona la stima di Galton senza che nessuno mettesse in evidenza come questa fosse calcolata in condizioni ideali, finendo con il radicare un pensiero illusorio di certezza nel suddetto esame.


    Per quanto riguarda la "Prova" con la lettera maiuscola, la prova del DNA, il dibattito è molto interessante e sicuramente più lungo e più complesso e non vorrei annoiare o sembrare presuntuoso (anche perché non sono un personaggio autorevole e le mie conoscenze vengono dagli studi accademici che sto portando avanti). Concludo sperando di essermi espresso bene e che il messaggio sia passato, ovvero che l'oggettività, sia in ambito giudiziario sia in altri, non esiste e l'illusione della certezza è un costrutto tutto umano da cui bisogna guardarsi.
     
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39 replies since 26/2/2015, 17:15   1623 views
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