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giordanobruno
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certo lory.dave125! Proprio il caso Dreyfus che tu citi dimostra che gli errori spesso sono tutt'altro che involontari. Dreyfus fu degradato e condannato ai lavori forzati in un primo processo, ma qualche anno dopo si scoprì che i documenti sulla base dei quali l'ufficiale francese era stato condannato per tradimento erano stati contraffatti. Ebbene, in un secondo processo di revisione, non solo l''autore dei falsi, tale Esterhazy, non venne neanche convocato, ma lo Stato maggiore dell'esercito per non subire i contraccolpi negativi dell'assoluzione di Dreyfus (che a questo punto sarebbe stata inevitabile) esercitò pesanti pressioni sui giudici della Corte perché essi non annullassero la sentenza precedente. Così la pena venne solo ridotta col riconoscimento di alcune attenuanti. A questo punto l'evidente infondatezza della sentenza generò moti di opinione in tutta la Francia, gli intellettuali si mobilitarono, e le proteste arrivarono al punto da indurre il Presidente della Repubblica a proporre come soluzione la concessione della grazia. Il povero Dreyfus fu obbligato a presentare la domanda di grazia che implica sempre un riconoscimento di colpevolezza per evitare di subire la condanna a 10 anni. Solo in seguito Dreyfus fu riabilitato, ma intanto si era fatto un po' di anni di lavori forzati e la sua carriera nell'esercito ne fu pregiudicata definitivamente. Ora il vero punto della questione, per tornare alla tua osservazione è che errare humanum est, sed perserverare est diabolicum!!! Dietro una fallacia non c'è solo l'errore ma la protervia del potere che si presenta come infallibile. Due delle possibili fallacie sulle quali ti suggerisco di meditare sono 1) la cosiddetta fallacia ad baculum che si giustifica solo in ragione della forza di cui è portatore chi la esercita, e 2) la fallacia ex auctoritate, che si base sulla presunta autorevolezza di chi argomenta. I tempi nei quali le fallacie come queste sono largamente diffuse sono veramente tristi. Non trovi? 
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