Dimenticanze, lapsus

riassunto degli studi di Freud in Psicopatologia della vita quotidiana

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  1. Marpat
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    Sherlock Holmes

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    Freud li chiamava ‘atti mancati’. Atti cioè il cui errore (o dimenticanza) non va attribuito al caso. Il tutto al solo scopo di trovare un canale entro cui far scorrere tutta quella serie di pensieri o di fantasie che altrimenti sarebbero rimossi o censurati. Spesso per definire questi eventi si ricorre al termine: lapsus freudiano. Quindi il lapsus rappresenterebbe un conflitto psichico (presente in ogni essere umano) che si genera quando c’è un contrasto tra esigenze interne, a cui normalmente ci si oppone, con un compromesso oppure con una rimozione. In altre parole nel lapsus si evidenzia un conflitto tra ciò che vorremmo fare e le tendenze inconsce spesso contrarie al volere cosciente. Il risultato in termini calcistici è che le tendenze inconsce vincono facendo goal nella porta della coscienza, dal momento che si ha una momentanea perdita di controllo, mettendo in evidenza il desiderio inconscio sottostante.

    Sempre secondo Freud gli svariati errori, ad esempio ricordare un nome, oppure chiamare Maria con un altro nome, starebbero alla base di una sorta di compensazione, spesso incomprensibile, cioè non attinente o ricollegabile al contesto. Tramite le libere associazioni, quella dimenticanza o errore, spesso ci porta ad un motivo preciso che poi chiarirà la sostituzione. Insomma, la sostituzione, oppure la dimenticanza, sono il risultato di una rimozione; tutti elementi utili per indagare e quindi risolvere.



    I lapsus sono sicuramente ottimi strumenti per prendere confidenza con le dinamiche dell’apparato psichico (flusso tra inconscio e coscienza) purchè non si esageri. Sono ottimi strumenti di lettura per interpretare (o tentare di) il significato delle manifestazioni indirette ma occorre porsi alla giusta distanza tra i due poli (negazione totale del fenomeno contro eccessiva enfasi sul significato).

    Lapsus linguae, di lettura e di scrittura

    Alcuni esempi raccontati da Freud.

    Una donna, dal carattere forte, racconta che il marito è andato dal medico e questi gli avrebbe detto:”può mangiare e bere tutto ciò che voglio (e non:”ciò che vuole”) evidenziando meglio di qualsiasi altra descrizione il tono della relazione tra marito e moglie.

    Un amministratore delegato apre la seduta concludendo con: “…visto che ci siamo tutti, la seduta è chiusa (e non :”aperta”)”. Segno evidente che non si attendeva nulla di buono dalla discussione del consiglio.

    Dimendicanze

    Secondo Freud, dimenticare le impressioni (cosa si sa o si sapeva) o di propositi (cosa vorrei fare ma che poi dimentico di fare) non sarebbe legato all’importanza della cosa ma alla sensazione spiacevole che la cosa implica. Quindi faremmo una selezione delle cose da ricordare oppure dimenticare, in funzione delle relative sensazioni correlate. Quindi se una cosa è per noi spiacevole saremmo più inclini a dimenticarla.

    Freud cita alcuni casi, ad esempio quello di una signora che non vorrebbe offrire il panforte ad una vicina antipatica e lo mette per errore in un armadio invece che nella dispensa; un altro esempio legato ad un abito da sposa provato solo alle 8 di sera prima del matrimonio; evidenziando che la fidanzata non era contenta di sposarsi.

    Infine, sempre secondo Freud dimenticare un oggetto in un posto e dover ripercorrere la strada (anche lunga) per riprenderlo tradirebbe il desiderio di tornare al più presto in quel luogo.
     
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12 replies since 26/6/2013, 11:07   2595 views
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